"Il delirio è la teoria di uno solo, la teoria è il delirio di molti"
(Francois Roustang)
"Il delirio è la teoria di uno solo, la teoria è il delirio di molti"
(Francois Roustang)
"La psicoterapia ha a che fare con due persone
che giocano insieme"
(Carl G. Jung)
Una delle caratteristiche principali dello sviluppo umano è la lunghezza del periodo di immaturità comportamentale del piccolo. Si suppone che il decennale sviluppo dell'organismo esponga il soggetto alla formazione di nevrosi caratteriali.
Per molti anni il bambino non potrà che considerare se stesso debole e gli adulti potenti.
Una caratteristica dell’immaturità emotiva in età adulta è proprio il considerarsi relativamente debole nei confronti di qualcosa relativamente più forte.
Se una persona si ritiene debole e indifesa rispetto agli altri può reagire in due maniere opposte.
Può attaccarsi a loro in quanto capaci di concedergli aiuto e protezione o evitarli in quanto potenziali minacce di sopraffazione e restrizione alla libertà personale.
Di solito il bambino mostra entrambi i comportamenti.
Nella situazione transferale nel corso di una psicoterapia questi atteggiamenti sono riprodotti fedelmente e possiamo vederli in tutti i pazienti, sebbene di norma è l’uno o l’altro a predominare.
Lo psicoterapeuta esperto sa che esistono due tipi estremi di paziente che gli procurano difficoltà.
C’è il tipo che fa ogni sforzo per compiacerlo e avvicinarglisi, gli si attacca disperatamente e pare intensamente interessato alla terapia.
L’altro cerca di tenerlo distante, evita i rapporti personali e si rivela indifferente a qualsiasi sforzo terapeutico.
Il primo si comporta come se il terapeuta fosse sempre sull’orlo di abbandonarlo, l’altro come se il terapeuta fosse una continua minaccia alla sua esistenza indipendente.
Il primo atteggiamento è caratteristico delle personalità più estroverse, il secondo di quelle introverse.
Entrambi sono atteggiamenti essenzialmente negativi, basati su due diversi tipi di paura. L’atteggiamento più estroverso può essere visto come depressivo, quello più introverso come schizoide.
La paura di essere abbandonato appartiene agli estroversi, isterici, ciclotimici, maniaco-depressivi.
La paura di essere dominato appartiene agli introversi, ossessivi-schizoidi, agli schizofrenici.
Il soggetto schizoide evita accuratamente ogni rapporto di carattere personale, ha un’aria distaccata e dà l’impressione di non avere bisogno degli altri.
Sia nel dare che nel ricevere mostra di avere problemi dato che deve difendersi dalla possibilità che si instauri un legame. Nel caso sia fobico, lo schizoide tende alla claustrofobia.
Fairbairn afferma che questi tipi umani siano incapaci di dimostrare affetto perché sono arrivati a credere che il loro tipo di amore sia pericoloso o funesto per gli altri.
I valori del soggetto schizoide sono ammucchiati tutti nel suo mondo interiore e ciò gli fa sottovalutare l’importanza degli altri e la loro capacità di essere dei buoni contenitori emotivi.
Per questo lo schizoide fa una pessima prima impressione: trovarsi di fronte a qualcuno a cui non interessa fare buona impressione e essere apprezzato è un’esperienza altamente frustrante.
La paura di essere abbandonato porta invece il paziente di tipo depressivo ad attaccarsi a qualunque costo.
Egli teme di rimanere solo e quindi tenderà a farsi travolgere da situazioni emotive riguardanti altri e a identificarsi troppo con esse.
La sua difficoltà principale è mostrare aggressività nei riguardi del prossimo che invece dev’essere sempre placato perché non lo abbandoni.
Gli altri sono sopravvalutati e il pericolo è che il soggetto finisca per considerarsi insignificante.
Dato che gli altri sono sopravvalutati il paziente tende a dare una prima impressione gradevole e se è fobico soffrirà molto probabilmente di agorafobia perché teme maggiormente di essere lasciato solo in uno spazio vuoto.
A causa del desiderio ansioso del paziente di fargli piacere, il terapeuta può facilmente sopravvalutare i suoi progressi, ma sarà lo stesso paziente a resistere ai progressi del trattamento per prolungarlo all’infinito.
Il pericolo principale del paziente depressivo è quello di perdersi in quanto personalità, perché la sua dipendenza lo porta a una iper-identificazione con gli altri.
In questo caso il terapeuta dovrà fare attenzione alle forze seduttive che governano il campo della terapia, mentre nel caso del paziente schizoide dovrà gestire le forze aggressive controtransferali, reattive alla paranoia del paziente.
(Jean Bothorel)
"L'anima nasce vecchia e diventa giovane: ecco la commedia della vita.
Il corpo nasce giovane e diventa vecchio: ecco la tragedia della vita."
(Oscar Wilde)