Alienazione, memoria e linguaggio


 


"Il consenso è alienazione gioiosa"

(Jean Bothorel)

 


Com'è possibile non essere se stessi? 

Eppure riusciamo ad afferrare il senso che questa frase può esprimere. 

Indica una condizione che conosciamo e che comporta un qualche cambiamento fondamentale nell’equilibrio del nostro essere, una spiacevole disgregazione del sentimento di esistere, del nostro senso di noi stessi.

Molte persone non vivono completamente il proprio Sé. 

Un altro sistema irrompe nella vita psichica invadendo o mettendo completamente fuori gioco i sentimenti e il tipo di attività mentale che stanno alla base del senso di essere se stessi.

Questo sistema può essere composto di memorie di passate, disgregazioni del senso di Sé. 

Queste memorie sono inconsce in quanto sono conservate in un sistema di memoria che è diverso da quello che supporta la coscienza abituale. 

Queste memorie non sono vissute come tali, ma vengono collocate nel presente.

Per molte persone l’irruzione di questo sistema dirompente è transitoria e non stravolge la vita quotidiana. Se ne va, dopo un breve periodo di fastidio, di ansia o di sconforto. 

Per altre persone essa rappresenta un ostacolo. Il suo effetto è dannoso per le relazioni e debilitante per le capacità di adattamento, oltre a impedire la crescita personale.

L’irruzione di questo sistema di memorie traumatiche causa alienazione.

La persona si sente come estraniata rispetto agli altri ed esclusa dal sentimento fondamentale che è al cuore del Sé. 

La gestione dei sistemi di memoria traumatica che possono essere considerati dissociati è uno dei compiti di chi lavora in campo psicoterapeutico.

William James vedeva il Sé come una consapevolezza del flusso di vita interiore e lo chiamava flusso di coscienza

Russell Meares ha ampliato questo concetto tanto da considerare il Sé come una speciale forma di dialogo. La sua idea si basa sulla distinzione tra due forme di linguaggio umano e di dialogo.

Uno di questi dialoghi viene considerato essenziale per il senso del Sé. Esso è non-lineare, associativo e apparentemente senza scopo. 

L’esperienza del Sé si sviluppa in un dialogo che mostri la fisionomia di questo linguaggio, il quale è simile al flusso di coscienza e ad alcuni tipi di gioco. 

È il linguaggio della vita interiore.

Il secondo tipo di linguaggio è logico, lineare e chiaramente mirato, è diretto in larga misura agli eventi del mondo ed è il linguaggio della sopravvivenza e dell’adattamento.

"Le due forme di linguaggio umano si trovano solo in circostanze particolari allo stato puro. Il linguaggio lineare dell’adattamento viene mostrato, non diluito, nei documenti politici e legali; l’altro tipo di linguaggio, in forma alquanto intatta, si trova in alcune forme di poesia." (Meares)   

La maggior parte dei dialoghi comporta una miscela di queste due forme di linguaggio. 

Nel linguaggio lineare impegnato a confrontarsi col mondo esterno sono iscritti elementi di un’altra forma colloquiale che è legata alla vita interiore.

Una maggiore presenza di questo tipo di linguaggio denota intimità.

Vista in questo modo l’intimità dipende dallo sviluppo di esperienze interiori che possono essere condivise con un altro.

L’intimità non equivale alla confessione o alla rivelazione senza freni. 

Una conversazione intima ha un particolare calore, una forma erratica, che sono legati a un sentimento di benessere.

Gli argomenti toccati possono sembrare a prima vista banali: per esempio un film, una situazione di vita quotidiana. Eppure il modo in cui si parla di queste cose risuona di qualcosa, dentro di noi, dall’elevato valore emotivo.

Questo tipo di dialogo si svolge spesso in una coppia o in un’amicizia intima. 

Ma potrebbe trattarsi anche di un estraneo incontrato per la prima volta, magari in un viaggio. 

E sebbene né la sessualità né un particolare affetto siano coinvolti, si tratta di conversazioni intime.

Russell Meares sostiene che sia il Sé che l’intimità dipendono da una particolare forma di memoria. 

Nella conversazione intima una persona è consapevole di immagini del proprio passato, di particolari episodi della propria vita che possono essere visualizzate in maniera quasi filmica.

Una conversazione intima è associata a un’accentuata sensazione di essere me stesso.

"Ritengo che il tipo di memoria da cui dipendono il Sé e l’intimità riguardi la rievocazione di episodi del proprio passato. 

C’è una duplicità in questa condizione. Si vive nell’immediato presente e al tempo stesso si è consapevoli di territori diversi dell’esperienza, che appartengono a un altro tempo della propria vita. 

Nel caso della memoria traumatica, tale duplicità viene persa. Non si riesce a comprendere l’origine di quella sensazione di disturbo. Non si riesce a recuperare un passato; l’esperienza è collocata nel presente. In altri termini, è dissociata." (Meares)