Fortemente percepito, intensamente reale

 



"Tutti gli essere umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta"
(Gabriel Garcia Màrquez)


La muta sofferenza privata e la difficoltà (a volte) di andare avanti. 
I numerosi ostacoli sulla strada per l’appagamento o verso momenti di serenità.
La frustrazione di non riuscire a far sparire i problemi. 
Il potere personale insufficiente a imprimere una svolta decisiva alla vita.

Queste sensazioni sono un intimo e sottile dolore perenne, un mondo privato nascosto e silenzioso.

La copertura di questo sistema privato di sofferenze si traduce nel tentativo quotidiano di un impegno all’affidabilità, la volontà, la capacità e la coerenza davanti agli altri, agli occhi degli altri, nella collaborazione con gli altri.

Stare insieme agli altri e nascondere loro la verità su di sé, la verità più vera e il sentimento più autentico ad essa collegato.

Ma l’autenticità è una questione molto seria in società e anche nel privato, non solo per scrupolo morale, è una regola di condotta e di relazione passibile di punizione attraverso la sospensione della libertà personale.

L’inautentico, il falso, la bugia sono portatori di cose non vere, irreali e inesistenti, potenzialmente manipolative e pericolose.

La persona non autentica è una persona che racconta di un sé che non esiste, che è irreale, distorto, utilizzato per scopi non chiari.

La bugia racconta il nulla e l’orrore del vuoto, del non senso e della separazione dall’accordo all’autenticità implicito nella vita comune.

Il dialogo interno alla persona si affaccia spesso su questo orrore di vuoto e silenzio che induce l’individuo a costringersi alla coerenza esterna che rassicuri, dia senso: congruenza e speranza di fronte all’orrore.

Ma il terrore rimane, soggiacente e nascosto, capace di far sentire il sentimento intensamente affettivo dell’individuo in continuo pericolo.

Fortemente percepito equivale nel dizionario emozionale a intensamente reale e questo sentimento che vive un costante pericolo per sé è la realtà intensa e privata nascosta al mondo e al giudizio altrui.

Il sentimento intensamente affettivo è timoroso di essere scoperto e desideroso di essere trovato.

L’occultamento che la persona deve fare di questa parte centrale di sé innesca un distacco anche dalla propria percezione sensoriale che diventa opaca, con conseguente difficoltà a tradurre le proprie esperienze in racconti vividi, affidabili, emozionanti.

La confusione espressiva porta l’individuo a diventare una persona drammatica (istrionica) e incapace di convincere gli altri dell’autenticità di quello che prova.

Per convincere gli altri sulla realtà dei propri sentimenti, la persona istrionica carica di emotività la loro rappresentazione, confermando agli altri che è una recita su cose inesistenti e che è tutto falso.

L’individuo drammatizza i propri sentimenti per dimostrare che sono reali ma ottiene l’effetto contrario.

La persona drammatica vive fingendo di essere quello che è veramente e come diceva qualcuno: "L’istrionico è come un bicchiere d’acqua senza il bicchiere."

Poter interrompere questo sistema di relazioni frustranti comporta un lavoro sull’ideale dell’Io e sulla banda mafiosa interna (Steiner) che ne è la custode.

Ma questo sarà un prossimo argomento.