Aggressività o distruttività?



"Si odia con eccesso quando si odia un fratello"

(Jean Racine)


All’interno della famiglia e delle relazioni tra fratelli può comparire un tipo particolare di aggressività che Edmund Bergler rinonimò pseudo-aggressività.

La pseudo-aggressività riguarda manifestazioni quasi sempre improvvise e inadeguate di aggressività che si verificano nei soggetti il cui comportamento consueto è tutto il contrario del comportamento aggressivo.

Secondo questo autore l’aggressività sana è: 

1) suscitata da un ostacolo che bisogna superare;

2) si manifesta attraverso una esaltazione gioiosa della forza; 

3) si dispiega con un’intensità proporzionata all’ostacolo; 

4) va in cerca del successo e prova una viva soddisfazione nell’ottenerlo.

La pseudo-aggressività invece: 

1) non è suscitata da un ostacolo esterno, ma da una spinta profonda che emana dall’inconscio; 

2) si manifesta in un clima di tensione privo di gioia; 

3) si dispiega con un’intensità sproporzionata alla provocazione e quindi può essere pericolosa; 

4) non cerca il successo, ma lo scacco e la punizione perché hanno l’effetto di diminuire il senso di colpa.

La pseudo-aggressività è frequente nei soggetti inibiti spesso sotto forma di collere improvvise, suscitate da provocazioni minime che esplodono contro il primo venuto o contro un oggetto materiale.

Il divieto che la coscienza impone all’aggressività sfocia in una vera e propria forma di castrazione della personalità, per cui il soggetto, in questo caso uno dei fratelli risulta passivo, chiuso, ostinato nel silenzio o nella resistenza, arrabbiato e depresso nello stesso momento.

Il soggetto ne prova un sentimento di vergogna che rimuove così come ha fatto con l’aggressività e tenta di compensarlo con una formazione reattiva: prima di tutto una formazione reattiva che determina un comportamento docile, remissivo, autopunitivo; in secondo luogo una formazione reattiva contro la passività che si esprime in una condotta iper-dinamica chiaramente patologica.

Procedendo nella direzione contraria della formazione reattiva che attua il soggetto, cioè uno di due o più fratelli, possiamo affermare che lì dove osserviamo un individuo molto attivo, imprendibile nel tentare di entrarci in relazione, apparentemente molto creativo, sostanzialmente irrefrenabile e impermeabile al contatto umano, in realtà ci troviamo di fronte a un passivo, rabbioso-depresso, pseudo-aggressivo che si vergogna della sua incapacità di esprimere gioiosamente la sua aggressività sana e affrontare dignitosamente e con coraggio un ostacolo.

Alexander e Aichorn mettono la pseudo-aggressività alla base di alcune condotte delinquenziali, soprattutto giovanili, riconoscendo un grado di pericolosità personale e sociale a volte maggiore della normale aggressività, sicuramente più intensamente distruttiva riguardo i processi di sviluppo della psiche del soggetto e delle sue relazioni familiari e sociali.