"Ansia. Questo penoso sentimento d'attesa"
(Eliane Amado Levy-Valensi)
Negli stati di ansia viene fisicamente accentuata l’inibizione dei muscoli estensori e le persone che si trovano in questo stato sembrano incapaci di estensione corporea completa.
Uno stato cronico di ansia inibisce i muscoli antigravitari (estensori) e per effetto della relazione fra eccitazione vestibolare e regioni cardiaca e diaframmatica, trattenere il respiro e contrarre i flessori attenuano le sensazioni legate all’ansia.
Se questo modello di trattenimento si integra nella postura il portamento non è più completamente eretto e la posizione in piedi è mantenuta dalla tensione muscolare superflua per cui la persona deve compiere uno sforzo volontario per rimanere dritta.
La curva cervicale e quella lombare si accentuano e la mancanza di tono dei muscoli antigravitari, e specialmente di quelli che collegano le spalle al collo e le anche al bacino, finiscono per far spostare il baricentro in avanti; i flessori delle dita dei piedi sono costretti a portare più peso di quanto possano sopportare in permanenza e sono costretti a contrarsi e finiscono per torcersi o per cedere.
"Quando il corpo sta in piedi in equilibrio stabile, il baricentro è appena al di sopra delle spine iliache antero-superiori e a metà distanza fra le due; una linea verticale calata dal baricentro passa appena avanti al ginocchio e ai malleoli e tocca terra entro l’area compresa tra i piedi, cioè entro la base d’appoggio" (Feldenkrais).
La definizione di equilibrio "stabile" è meccanicamente impropria e dovrebbe essere sostituita da quella di equilibrio "instabile".
Ci sentiamo stabili con il baricentro più in alto possibile perché questa posizione è la più facile da ripristinare dato che il sistema nervoso è particolarmente adatto a raddrizzare il corpo e portarlo in questa posizione.
È avvertita come stabile per via dell’abitudine che abbiamo a tornarci ma meccanicamente per definizione è instabile.
Nei casi in cui la stazione eretta viene mantenuta in condizioni vicine alla postura ideale un piano verticale passante per il baricentro e parallelo alle spalle attraversa la parte anteriore dell’articolazione della caviglia e l’apertura dell’orecchio (meato uditivo esterno).
Se si misura l’angolo formato da questa linea, la verticale che sale dall’articolazione della caviglia e dalla linea che unisce il meato uditivo al davanti del malleolo, si possono dividere le persone misurando la distanza tra queste due linee su un piano orizzontale.
La tabella detta Harvard University Chart, che fa parte dello studio Body Mechanics in Health and Disease di Joel H. Goldthwait, viene utilizzata per classificare la meccanica corporea e fornisce quattro profili:
Profilo 1 – Eccellente uso meccanico del corpo
1. Capo direttamente al di sopra del torace, delle anche e dei piedi
2. Petto in alto e in avanti
3. Addome rientrato e piatto
4. Usuali curve della schiena: non esagerate
Profilo 2 – Buon uso meccanico del corpo
1. Capo troppo in avanti
2. Petto non così in alto e in avanti
3. Addome: cambiamento minimo
4. Schiena: cambiamento minimo
Profilo 3 – Mediocre uso meccanico del corpo
1. Capo in avanti rispetto alla gabbia toracica
2. Petto appiattito
3. Addome rilasciato in avanti
4. Curve della schiena esagerate
Profilo 4 – Uso meccanico del corpo molto scadente
1. Capo ancora più in avanti
2. Petto ancora più appiattito e più indietro
3. Addome completamente rilasciato, cadente
4. Schiena: tutte le curve esagerate all’estremo