Dissociazione e anoressia

 


"A tavola perdonerei chiunque

anche i miei parenti"

(Oscar Wilde)



"All’origine di alcuni sintomi isterici possono trovarsi dei ricordi di sofferenze, un simbolo mnestico che si aggiunge al versante organico delle sofferenze specifiche dell’isteria" (Freud).

Queste osservazioni cliniche anticiparono e influenzarono ciò che Winnicott affermò sulla scissione dissociativa tra la mente e lo psico-soma e sugli atti di forzatura che un soggetto isterico può fare su di sé immagazzinando l’esperienza sensoriale traumatica sul piano fisico.

L’essenza della dissociazione consiste nel fatto che la mente, per proteggere la propria illusione di un senso di sé unitario dalla potenziale minaccia di un’esperienza di violazione traumatica non elaborabile cognitivamente, è disconnessa dallo psico-soma.

Questo può portare a sintomi come l’agorafobia e a quello che Freud ha interpretato come una sua inibizione nella volontà: l’abulia.

"Una perdita di volontà può essere meglio compresa come l'esito di un processo occultato di dissociazione" (Bromberg).

Poiché la forza di volontà, la disponibilità e l’agency della persona possono essere limitate a una qualsiasi delle funzioni eseguite dallo stato del Sé dissociato che ha accesso in quel momento alla mente. 

Quello che viene visto più frequentemente da un terapeuta che stia trattando un sintomo isterico, rappresenta una modalità specifica dell’esperienza di sé del paziente che non ha possibilità di accesso, o ha un accesso limitato, agli altri aspetti della realtà, espressione di sé o modalità relazionale.

La capacità di agire in maniera risoluta (quello che chiamiamo forza di volontà) non è inibita nel senso di una soppressione totale ma è ridistribuita negli stati della mente scollegati, portando a una personale dinamica in cui alcuni stati del Sé sono caparbi mentre altri appaiono inibiti e in allerta.

Da questa prospettiva, l’inibizione dell’azione e gli scoppi di azione isterici sono collegati e l’azione diventa implacabile nella sua forza.

Osservando l’anoressia come forma di abulia, Freud affermava che le abulie sono paralisi psichiche molto specializzate, per cui l’anoressia è una soluzione riguardo al problema che è impossibile mangiare contemporaneamente con disgusto e con piacere.

Questa formulazione parla della funzione adattiva basilare della dissociazione quando il proprio senso di sé sovra-ordinato non può contenere nello stesso istante due modalità di relazione con lo stesso oggetto, incompatibili tra loro.

Nella sua forma più generale essa protegge la persona dal sentirsi impossibilitata nel rispondere in maniera autoriflessiva con sentimenti di paura e di sicurezza verso lo stesso oggetto nello stesso istante.

Accade quindi, come nell’anoressia e in maniera inevitabile, una paralisi psichica perché lo psico-soma è disconnesso dalla mente rispetto al mangiare e questa paralisi prepara il soggetto all’accesso isterico massiccio.