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"Essendoci liberati dalle vecchie forme palesi di autorità, 
non ci rendiamo conto di essere caduti preda di una forma nuova di autorità. 
Siamo diventati automi che vivono nell'illusione di essere individui autonomi"
(Erich Fromm)



Il mantenimento in età adulta delle relazioni narcisistiche onnipotenti caratteristiche dell'infanzia e dell'adolescenza, è tipico delle persone che non riescono ad accedere ai propri sentimenti di tenerezza e perdono a causa degli ostacoli emotivi costituiti dalla paura e dalla rabbia.

In queste persone gli impulsi distruttivi sono slegati e dominano attivamente la loro intera personalità e i loro rapporti interpersonali.

Costoro nelle relazioni esprimono i loro sentimenti mascherandoli appena: svalutano con persistente indifferenza, hanno un comportamento subdolo e a volte sono apertamente denigratori.

Affermano la loro presunta superiorità guastando o distruggendo le cose fatte da altri, denigrano e sviliscono, commentano e danno consigli non richiesti che sono la forma travestita di un giudizio negativo sull'operato altrui.

Si percepiscono superiori perché riescono a controllare e a ritirare quelle parti di sé che vogliono dipendere dagli altri e ricevere aiuto e cura.

Si comportano come se la perdita di qualsiasi amore oggettuale, compreso il care-giver o il/la partner, li lasciasse indifferenti e addirittura stimolasse un sentimento di trionfo.

Queste persone a volte sperimentano vergogna e una certa angoscia persecutoria, ma quasi mai il sentimento della colpa, perché solo una piccola parte del loro Sé libidico è rimasta in vita e può provare interesse per gli altri.

Non accedendo al sentimento della colpa questi soggetti non entrano in quella che Melanie Klein ha chiamato la posizione depressiva, il che preclude la percezione di una separazione dall’oggetto d’amore e la libertà dalla simbiosi con esso.

Un tale individuo ha affrontato la lotta tra impulsi libidici e distruttivi (cercando di liberarsi dell'amore e dell'interesse per le persone) uccidendo il Sé amorevole e dipendente e identificandosi quasi completamente con quella parte narcisistica distruttiva del Sé che gli dà un senso di superiorità e di ammirazione.

Per Freud questa condizione deriva da un predominio della pulsione di morte, ma altri psicoanalisti hanno scovato l’esistenza di una distruttività attiva diretta dal Sé contro le persone e contro parti dello stesso Sé.

"Il paziente espresse la situazione del suo Sé distruttivo attraverso il racconto di un sogno: un bambino era in stato di coma per causa di un avvelenamento. Si trovava su un letto in un cortile ed era minacciato dal caldo sole che cominciava a splendere. 
Il paziente era vicino al bambino ma non faceva nulla per spostarlo o proteggerlo. 
Aveva solo un atteggiamento critico di superiorità verso il medico che curava il bambino, perché avrebbe dovuto capire che doveva essere spostato." (Herbert Rosenfeld)