Variante di valico

 


"E ora parliamo un po' di te.
Mi ami?"
(Maria Luisa Spaziani)




Nel 1962 il regista John Huston realizzò il film Freud: The Secret Passion

La pellicola inizia con una voce narrante:

"Dall’antichità ad oggi hanno avuto luogo tre grandi rivoluzioni nell’idea che l’uomo si fa di se stesso. 

Tre colpi formidabili portati contro la nostra vanità. 

Prima di Copernico noi credevamo di essere il centro dell’Universo e che tutti i corpi celesti ruotassero intorno alla Terra. 

Prima di Charles Darwin l’uomo credeva di essere una specie a se stante, separata e diversa da quelle del regno animale. 

Prima di Sigmund Freud l’uomo credeva che le sue parole e le sue azioni, fossero determinate dalla cosciente volontà. 

Ma il grande psichiatra dimostrò l’esistenza di un’altra zona della mente, che opera in segrete oscurità e che può dominare la nostra vita, chiamata inconscio."

Duemila anni fa un’iscrizione sul tempio di Delpho, simbolo dell’epoca pagana arcaica, ispirò la cultura filosofica classica e le religioni monoteistiche. 

Il significato dell’iscrizione venne più volte ripreso nella Bibbia e ispirò le scritture del Vangelo, diceva: "CONOSCI TE STESSO"

Quest’invito è stato raccolto più volte nel corso dei millenni. 

Da Freud in poi questa conoscenza si aggira nelle segrete oscurità della volontà cosciente chiamate inconscio.

Il corpo e l’esperienza sensibile nella clinica psicologica possono gettare una nuova luce.

Nessuno è pienamente padrone del proprio corpo, che sfugge al totale controllo e rivela ciò che la persona non desidera comunicare. 

Le tecniche più usate sono l'analisi della voce o la conduttanza elettrica della pelle (riflesso psico-galvanico), per ottenere informazioni su uno stato profondo non deviato dagli stati di coscienza o dal controllo volontario.

Nelle relazioni reagiamo agli altri in base alla loro espressione corporea. Ci valutiamo l'un l'altro in quanto corpi, soppesando la forza, il peso, la debolezza, l'età, l'aspetto vitale, la sessualità, ecc., cercando di capire se ci possiamo fidare, cercare di indovinare di che umore è l'altro, cosa gli passa per la testa. 

Percepire un'altra persona è un processo empatico e l'empatia è una funzione dell'identificazione: identificandosi con l'espressione corporea di una persona, è possibile sentirne il significato. 

Si può sentire che effetto fa essere l'altra persona. 

I sentimenti di ciascuno sono privati e soggettivi ma, dato che tutti i corpi sono simili nelle funzioni fondamentali, quando sono sulla stessa lunghezza d'onda possono entrare in risonanza. 

Accade che, l'atteggiamento corporeo mantenuto a lungo (anni), perda la sua capacità di mantenere viva l'emozione che lo ha determinato (es. trattenere il respiro e la paura); in questo caso il corpo sviluppa una seconda natura, che chiamiamo carattere (dal latino charactere, impronta). 

La nostra prima impressione degli altri è una reazione corporea che, centrando poi l'attenzione sulle parole e sulle azioni, tendiamo ad ignorare in virtù delle contraddizioni che l'altro crea tra comunicazione corporea e verbale. 

In quanto non radicato, non pienamente a contatto con la realtà, l'individuo soffre. 

Questa sofferenza gli appare però come poca cosa rispetto a dolori e tragedie ben più grandi che egli immagina possano accadere se abbassa le difese, non accorgendosi che non c'è più niente da cui difendersi, perché la tempesta è passata e si possono aprire le porte. 

Le difese su cui è basata la personalità umana sono montagne che possono essere valicate.