Ingiunzioni paradossali

 


"Due paradossi sono meglio che uno,

possono anche suggerire una soluzione"

(Edward Teller, fisico nucleare)




"Per ordine del comandante, il barbiere di una caserma deve radere sempre e solo quelli che non si radono da soli e mai chi si rade da sé. Se egli rade se stesso, non può; se non rade se stesso, deve farlo. Questo tipo di barbiere non può esistere, è bloccato" (P
aradosso di Russell).

Il comportamento di ogni bambino incontra il paradosso esistenziale della separazione perché si trova in relazione con la madre, che gli impone di confrontarsi con le inevitabili ingiunzioni affettive paradossali della vita.

Se il bambino diventa autonomo e si allontana dalla madre, non può! 
Se non cresce e diventa autonomo, deve!

Il campo affettivo ambivalente e la condizione psichica paradossale sono particolarmente evidenti nella primissima età scolare. 

Le potenti angosce che il bambino vive segnalano il dramma soffocante del paradosso autonomia/dipendenza nel quale si trova.

Si potrebbe uscire dal paradosso del barbiere lasciando crescere la barba, ma il paradosso persisterebbe e inchioderebbe il barbiere alla sua identità contraddittoria perché egli è un soldato e l’ordine gli è stato dato dal suo comandante. 

L’ordine non si può ne discutere ne interpretare.

La condizione fondamentale per incastrare l’identità autonoma di un individuo è la qualità affettiva del campo relazionale nel quale le comunicazioni hanno luogo. 

Minore è il grado di creatività concesso, maggiore è la possibilità che l’ingiunzione paradossale abbia successo.

Una madre regala al figlio due magliette, il figlio ne indossa una, la madre dispiaciuta gli dice: “Che peccato, l’altra non ti piace?!”

In un campo affettivo costruito con queste caratteristiche, nessuna scelta è possibile perché ogni scelta è un errore e provoca senso di colpa. 

Il figlio per evitare questa frustrazione non sceglie e rinuncia alla propria autonomia.

L’individuo è incastrato nel paradosso affettivo come il barbiere dall’ordine del suo comandante. In queste condizioni l’individuo non può esistere. 

Egli è se stesso se, e solo se, egli non è se stesso.

Ma siamo ancora alle derivazioni esistenziali del paradosso di Russell nella sua prima formulazione, quella del 1901.

Una seconda formulazione, risalente al 1918, viene estesa agli insiemi e comporta interessanti implicazioni culturali. 

A questo punto il paradosso diventa un’antinomia e si esprime così:
L’insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi appartiene a se stesso se e solo se non appartiene a se stesso”.

Le derivazioni di questo pensiero riguardano l’identità e la qualità specifica dell’individuo, inteso come insieme complesso, fisiologico e culturale.

Essere se stessi se, e solo se, non si è se stessi.

Sembra una follia eppure i concetti di resa della bioenergetica e di trascendenza di alcuni culti esprimono lo stesso significato.

È un livello ultra-raffinato di esistenza nel quale si fa evolvere l’esperienza del controllo fino alla sua negazione paradossale, cioè la condizione del dominio.

E’ la dominium ex iure Quiritium codificata dai romani dell’era imperiale per regolare il rapporto tra l’individuo e la proprietà.

E’ necessario un controllo volontario quando una cosa, una funzione, un processo non appartengono completamente all’individuo. 

La graduale confidenza e padronanza permettono una dominazione degli eventi tale che, le procedure e la relazione, possono passare a un livello più profondo e inconscio dell’attività psicofisica dell’individuo.

Una volta stabilita questa particolare forma di relazione, nella quale i processi seguono un corso fluido e naturale, reinserire modalità di controllo più cosciente può risultare d’intralcio e disfunzionale.

Ormai la relazione ha una sua fisionomia specifica derivante dall’incontro delle qualità in campo e il soggetto, per essere completamente pieno nella sua esperienza di contatto con la realtà, deve rinunciare a essere solamente se stesso e abbandonarsi al campo al quale ormai appartiene.

Ciò è valido nella guida di un’automobile, nel funzionamento di una relazione ma anche in alcuni processi di evoluzione che si attraversano in un percorso psicoterapeutico.