"Una delle proprietà della virtù è di non suscitare invidia"
(Jean-Jacques Rousseau)
L’invidia assume tre forme differenti nello sviluppo della personalità. Le sue tre facce possono convivere nell'adulto occupando tre livelli diversi di coscienza.
- L’invidia primaria o attiva è un’invidia agita nella quale il soggetto sente di essere invidioso di qualcosa o di qualcuno che non gli appartiene o che non gli è prossimo, soffre per questo e si attiva per compensare la mancanza.
- L’invidia secondaria o passiva è quella nella quale il soggetto ha proiettato i suoi sentimenti invidiosi sugli altri. Questo gli permette di liberarsi della frustrazione collegata e poter diventare il bersaglio dell’invidia altrui. Sapere di essere un soggetto invidiato gli consente di avere maggior stima di sé e non avvertire il dolore o l’ansia dell’invidia primaria.
- L’invidia terziaria o invidia di ritorno o da separazione è un’invidia senza soggetto o oggetto ma sistemica che s’innesca quando l’individuo perde qualcosa che sentiva propria e desidera riaverla intensamente.
In questa fase il sentimento invidioso è difficile da scovare perché tutta l’emozione dell’individuo è concentrata sul desiderio di ricongiunzione, su un’intensa nostalgia e a volte su frustranti sensi di colpa.
Ma è proprio nell’esperienza della separazione che si annida l’invidia ed è ben mimetizzata alla percezione del soggetto e all’osservazione degli altri.
Oscar Wilde scriveva che si sarebbe disfatto di tante cose se non avesse saputo che qualcuno avrebbe potuto raccoglierle.
La genuina sofferenza della perdita di qualcosa di vicino o posseduto e il forte desiderio di ricongiunzione sono collegate al risveglio di una potente invidia primaria rimossa.
L’oggetto perduto potrebbe diventare di qualcun altro anzi, nell’esperienza della perdita l’individuo percepisce che l’oggetto è già possedimento di altri, perché il funzionamento mentale in quel momento è a un livello così regredito che non contempla oggetti senza possessore: se qualcosa di personale non è più in proprio possesso è necessariamente passato ad altri.
L’invidia terziaria è talmente rimossa e diffusa che la sua versione cosciente e sociale è condivisa come un valore, quello del passato.
Percepire l’importanza delle cose solo dopo averle perdute, di cui il film “La Vita è Meravigliosa” di Frank Capra rappresenta lo stereotipo cinematografico, non è la scoperta di un grande significato dell'esistenza, ma soltanto il risveglio di forze antiche e frustranti di cui si percepisce la potente genuinità.
Il dolce e autentico desiderio di qualcosa o qualcuno perduti o passati potrebbe rivelarsi, dopo un’attenta indagine, solo la versione cosciente di un sottostante sentimento d’invidia, antico e reale.