Una sensazione di salvezza verso l'alto

 




"Volare è utile, atterrare è necessario"
(Eros Drusiani)


La personalità non è mai completamente unificata ma è variamente non integrata e lacerata continuamente da processi di scissione.

Per distinguere i processi evolutivi dai periodi patologici, è necessario porsi le giuste domande:

- Come si arriva al delirio?
- Come vive la personalità nel mondo delirante?
- Cosa determina l’accesso alla coscienza delle parti deliranti della personalità?

Il sistema delirante presenta delle analogie con la costruzione dell’immagine del mondo (nel senso di Money-Kyrle) qualcosa che viene eretto lentamente attraverso l’apprendere dall’esperienza (nel senso di Bion) ed è fabbricato a poco a poco, insieme alla costruzione della realtà psichica.

L'immagine del mondo viene costruita attraverso un processo di formazione simbolica, sviluppato a seguito dell'incessante introiezione di simboli ricevuti dall'ambiente affettivo. 

Il sistema delirante si forma per mezzo di un processo fallimentare di formazione dei simboli, quello che Bion chiama “elementi beta con tracce di Io e Super-Io”, e che sono le macerie della “funzione alfa rovesciata”.

In risposta al terzo quesito sull’accesso alla coscienza di materiale delirante, bisogna chiarire che il termine coscienza è utilizzato nel senso di organo per la percezione di qualità psichiche (Freud), di attenzione (Bion) e di percezione di fenomeni (Platone).

Dal momento che la frammentazione del Sé è un attributo universale dell’apparato psichico, “l’organo dell’attenzione” è altamente valutato e conteso dalle varie parti del Sé a causa del suo diretto accesso alla motilità (Freud), sebbene non detenga in alcun modo il monopolio della coscienza.

Come accade che una parte della personalità arrivi ad abitare il mondo delirante? 

Per poter dare una risposta dobbiamo volgere l'attenzione verso una specifica area della realtà psichica, cioè il contenuto degli oggetti interni, il mondo claustrofobico degli stati psicotici borderline.

L’ingresso nell’identificazione proiettiva è un fenomeno onnipresente nella prima infanzia, stabilitosi soprattutto durante i conflitti intorno ai processi escretori e aggravato dalle fantasie di attività masturbatorie intrusive.

Mentre il perseverare di una parte infantile che vive in uno stato d’identificazione proiettiva con un oggetto interno, di solito la madre e di solito al livello parziale, fa emergere soprattutto sintomi claustrofobici o agorafobici e tendenze maniacali o depressive, quando questa parte nascosta della personalità guadagna il controllo dell’organo della coscienza, avvengono dei marcati cambiamenti nel funzionamento della psiche.

Prima di tutto l’esperienza del mondo esterno diventa dominata dall’atmosfera claustrofobica, il che significa che la persona, in qualunque situazione si trovi, si sente intrappolata. 

Ovunque c’è un’atmosfera di catastrofe imminente e sensazione di “porte chiuse” (Sartre).

In secondo luogo, in risposta a questa sensazione sospesa di catastrofe imminente, l’immagine del mondo diventa compartimentalizzata e stratificata. 

I compartimenti, che hanno un forte connotato filogenetico o storico si avvicinano, nel loro significato, alla suddivisione in Inferno, Purgatorio e Paradiso: nel retto, nei genitali o all’interno del seno o della testa della madre primitiva.

Ogni organizzazione è vissuta come stratificata, gerarchica e perciò politica, sia che si tratti della famiglia, della famiglia estesa, del posto di lavoro o che sia concreta come un’istituzione oppure astratta come una classe o un’occupazione.

"La qualità claustrofobica della mente, generando irrequietezza, spinge a cambiare area geografica e mobilita l’ambizione a salire una qualche scala sociale, esistente o meno, verso un’immaginaria salvezza verso l’alto" (Meltzer)