Il dialogo immunitario

 



"Il tradimento è l'arma di chi non ha alternative al dialogo"
(Agnese Monaco)



Il cervello emotivo s’identifica col sistema limbico (setto, amigdala, ippocampo).

Queste stazioni cerebrali, insieme ai nuclei di base, si trovano in stretto contatto con le strutture sottostanti del talamo e dell’ipotalamo.

Il talamo rappresenta la prima, molto primordiale stazione di elaborazione delle afferenze; l’ipotalamo è invece una centrale di traduzione dei fenomeni psichici in vividi fenomeni corporei: si trova qui il cervello del sistema neurovegetativo e da qui parte l’asse diencefalo-ipofisario, che trasforma le attività di alcuni gruppi di neuroni in secrezioni ormonali.

Le funzioni diencefaliche comprendono la regolazione dell’assunzione di cibo e di acqua e la regolazione della temperatura corporea.

Tutti questi sistemi neurali sono legati, da una parte a sensazioni e programmi elementari, mentre dall’altra si presentano come puri dispositivi corporei.

Fino a quarant’anni fa si ipotizzava un apparato di regolazione automatico al di là della cerniera diencefalica, immaginando un regno opaco dei meccanismi del soma, oscuro all’intervento mentale” (Franchi)

La teoria classica voleva che gli stimoli psichici giungessero agli organi attraverso un sistema di “fili” secondo una logica binaria, in grado di trasmettere una stimolazione adrenergica (simpatica) oppure colinergica (vagale).

Negli anni ‘80 questa descrizione si andò immensamente complicando. 

Per via della scoperta di più di una cinquantina di neurotrasmettitori e neuropeptidi cerebrali attivi, come per i numeri di una combinazione, la scheda biochimica dei vari eventi cerebrali e la loro sequenza (i neuromediatori hanno una vita di pochi millisecondi) può prevedere milioni di possibili sentieri chimici che “lampeggiano” ramificandosi attraverso il cervello.

La terza generazione degli studi in neurobiologia, avvenuta alla fine del millennio, apporta un’ulteriore rivoluzione con la scoperta dei recettori per neurotrasmettitori sulle cellule immunitarie.

In sintesi, le stesse sostanze che veicolano informazioni fra cellule nervose, una volta riversate nel torrente circolatorio sono in grado di dialogare con cellule periferiche somatiche come i linfociti.

I linfociti stessi hanno la possibilità di sintetizzare neuropeptidi e far giungere messaggi alla sostanza nervosa.

Il sistema immunitario è un organo di senso interno, i linfociti hanno cognizione di tutto quello che riguarda la propria sostanza e costituiscono un apparato sensoriale che sente, indaga, risponde a livello degli ambienti interni” (Blalock)

Il sistema immunitario non ha una qualità militaresca di pura esecuzione difensiva come la prima batteriologia e infettivologia gli avevano assegnato.

È sempre più riconosciuto come modello di sistema cognitivo con una memoria e un riconoscimento. 

E ciò allarga il concetto di mente, non più confinata alla sostanza nervosa, ma sfumata nella relazione di parti che continuamente si scambiano informazioni.

Qualcuno l’aveva intuito con vent’anni d’anticipo.

Così come il sistema nervoso, la mente sta dovunque nel corpo” (Gaddini, 1981).