"Ci sono confidenze che solo i corpi si scambiano.
Un accordo segreto firmato da una pelle sull'altra"
(Katherine Pancol)
È il sentimento che fa protendere il neonato e il bambino verso la madre per avere contatto e nutrimento.
L'appagamento del desiderio di intimità/nutrimento è pura beatitudine.
L'appagamento del desiderio di intimità/nutrimento è pura beatitudine.
Ma se i bisogni orali del bambino non sono soddisfatti il desiderio permane nella maturità come un dolore persistente al torace e alla gola.
Quando l’allattamento al seno era diffuso i bambini conoscevano questa beatitudine.
Ma se venivano svezzati troppo presto la ricerca di appagamento orale tendeva a trasformarsi nella ricerca di un amore romantico che però non poteva realmente soddisfare il bisogno orale.
"Per un adulto l’appagamento è possibile solo al livello realistico della sessualità come orgasmo, non al livello romantico dell’amore come beatitudine" (Reich)
Nell’individuo romantico sessualmente inibito il desiderio orale non appagato viene contenuto nel petto, creando tensioni e sottoponendo i polmoni a uno stress che a sua volta predispone a patologie respiratorie.
Lo stress emotivo del desiderio orale non appagato non è il solo fattore responsabile della malattia: la persona deve essere esposta al virus.
Non tutte le persone esposte al virus sviluppano la patologia, quindi altri fattori come sovraffollamento, nutrimento inadeguato, mancanza di aria fresca e di esercizio fisico, contribuiscono a sottrarre energia alla persona e a renderla incapace di affrontare l’infezione.
L’attitudine caratteriale è tuttavia il fattore che in larga misura determina il tipo di malattia che si svilupperà se lo stress esistenziale diventerà insopportabile.
Non tutte le persone esposte al virus sviluppano la patologia, quindi altri fattori come sovraffollamento, nutrimento inadeguato, mancanza di aria fresca e di esercizio fisico, contribuiscono a sottrarre energia alla persona e a renderla incapace di affrontare l’infezione.
L’attitudine caratteriale è tuttavia il fattore che in larga misura determina il tipo di malattia che si svilupperà se lo stress esistenziale diventerà insopportabile.
Se la tubercolosi può essere considerata la malattia rappresentativa del XIX secolo, il morbo rappresentativo del ventesimo secolo è il cancro.
Quale atteggiamento emotivo può avere con il cancro lo stesso rapporto che il romanticismo aveva con la tubercolosi?
Un atteggiamento tipico della seconda metà del XX secolo è la disperazione. L’idea che malattia e cultura siano in relazione è espressa da Henry Sigerist:
"In ogni epoca certe malattie sono in primo piano […] sono caratteristiche di quell’epoca e si adattano perfettamente alla sua struttura"
Anche Wilhem Reich ne La biopatia del cancro avanza l’ipotesi che il terreno sul quale si sviluppa questa malattia è la rassegnazione emotiva.
L'autore ha descritto il processo del cancro come una contrazione dell’energia vitale nel corpo e le cellule tumorali come il prodotto della disintegrazione del tessuto normale.
L'autore ha descritto il processo del cancro come una contrazione dell’energia vitale nel corpo e le cellule tumorali come il prodotto della disintegrazione del tessuto normale.
Ma la disperazione non è la stessa cosa della rassegnazione emotiva perché la disperazione non esiste senza la speranza: quando questa si perde la disperazione diventa rassegnazione, che è un arrendersi alla morte.
Nel malato di cancro questi atteggiamenti emotivi non sono consci: è una sua caratteristica rinnegare la propria disperazione e più tardi la rassegnazione emotiva nella quale sfocia.
Nel malato di cancro questi atteggiamenti emotivi non sono consci: è una sua caratteristica rinnegare la propria disperazione e più tardi la rassegnazione emotiva nella quale sfocia.
La negazione della disperazione crea una situazione di stress per l’organismo che lentamente esaurisce le proprie riserve di energia.
Ciò è chiaro quando riscontriamo che la negazione si concretizza in un programma di attività apparentemente sensate, avvolte in una facciata di ottimismo.
Il falso ottimismo è una difesa contro la disperazione sottostante, ne impedisce lo sfogo in pianti e lamenti. Anche l’attività non porta ad alcun risultato poiché inconsciamente è volta a negare la disperazione.
Occorre notevole energia e forza di volontà per far sì che il corpo continui a muoversi e a funzionare a dispetto del profondo desiderio di rinunciare e lasciarsi andare.
Quando alla fine prevale l’esaurimento l’organismo si rassegna alla morte e lentamente abbandona la vita: si tratta di un processo inconscio, mentre al livello conscio viene fatto ogni sforzo per mantenere la facciata dell’ottimismo e tirare avanti.
Quando alla fine prevale l’esaurimento l’organismo si rassegna alla morte e lentamente abbandona la vita: si tratta di un processo inconscio, mentre al livello conscio viene fatto ogni sforzo per mantenere la facciata dell’ottimismo e tirare avanti.
"Può sembrare una contraddizione dire che se uno si arrende alla disperazione trova la vita e la gioia, eppure è vero, come spiego in 'Paura di vivere' del 1982. La disperazione deriva da esperienze dell’infanzia e rappresenta l’incapacità di conquistare l’amore dei genitori" (Lowen)
