L'incompetente

 




"L'incompetenza si manifesta con l'uso di tante parole"
(Ezra Pound)


Moshé Feldenkrais, Wilhelm Reich, Ida Rolf e Alexander Lowen individuano il miglioramento nelle condizioni di vita di una persona là dove si procede per connessioni e scambi.

La psicoterapia della Gestalt definisce il Sé come un processo fluido in relazione con le specifiche richieste dell'organismo e dell'ambiente. 

Il Sé non ha natura propria, se non quando è in contatto o in relazione con l'ambiente. In questo senso può essere visto come un integratore dell'esperienza.

Nelle situazioni di contatto il Sé è il potere che forma la gestalt nel campo, il Sé è il dialogo figura/sfondo nella situazione di contatto. 

Il senso di questo processo formativo, il rapporto dinamico tra figura e sfondo, è l'eccitazione: l'eccitazione è il processo del sentire (sentimento) la formazione della figura/sfondo nelle situazioni di contatto, man mano che la situazione incompiuta tende a completarsi. 

"Giacché il Sé esiste non come un'istituzione fissa ma come adattamento a problemi più intensi e difficili, quando queste situazioni sono quiescenti o si avvicinano all'equilibrio il Sé diminuisce" (Perls)

L’apprendista psicoterapeuta potrebbe aver timore di diminuire il proprio Sé a causa della sua pseudocompetenza, che la Clarkson chiamò sindrome di Achille

Questa situazione è determinata dalle grandi aspettative genitoriali che il soggetto ha percepito da bambino e che ha soddisfatto cercando di apparire precocemente competente. 

Il pensiero genitoriale nel quale si sente immerso è ti amo per quello che fai non per quello che sei. Il giusto rapporto tra temperamento del bambino e ritmo di apprendimento è importante per non sviluppare pseudo-competenze.

"Il temperamento è ciò che lavora per noi. Possiamo essere veloci o lenti, forti o delicati. Se non siete sicuri di quale sia il vostro temperamento un modo per scoprirlo è riflettere su questa domanda: vi ponete in relazione con la vita in termini di passato, presente o futuro, oppure con una combinazione di tutti e tre?" (Clarkson)

Seguendo le indicazioni dell’autrice si distinguono quattro diversi tipi legati ai rispettivi temperamenti:

1.    Temperamento veloce e forte, tipo intuitivo. Si relaziona alla realtà attraverso la coscienza e l’anticipazione del futuro.

2.    Temperamento lento e forte, tipo sensitivo. Si focalizza sul presente, sentendosi coinvolto da ciò che accade intorno e dentro di lui in quel momento.

3.    Temperamento veloce e delicato, tipo sentimentale. Si relaziona al passato, è interessato a come le cose erano un tempo; ha coscienza storica e senso della tradizione.

4.    Temperamento lento e delicato, tipo riflessivo. Va dal passato al presente al futuro, seguendo un filo logico tra questi momenti; è il più apprezzato nella nostra cultura.

Il superamento delle pseudo-competenze si può ottenere con un contatto pieno tra aspettative dell’ambiente e ritmo del proprio temperamento. 

Nel proprio lavoro il terapeuta crea continuamente condizioni di contatto. 

Il grado di eccitazione (ritmo/temperamento) e la capacità di orientarla a favore della figura/sfondo che si creano nell’ambiente, sono due funzioni della qualità del suo intervento. 

La misura del coinvolgimento del suo Sé nella situazione di contatto, tanto sarà terapeutica quanto riuscirà a mobilitare le funzioni di contatto (azioni e capacità specializzate).

"Il Sé, il sistema dei contatti, integra sempre le funzioni percettivo-propriocettive, le funzioni motorio-muscolari, e i bisogni organici. 
Esso è consapevole ed è capace di orientare, di essere aggressivo, di manipolare e sentire emotivamente l'appropriatezza dell'ambiente e dell'organismo. 
Non esiste una percezione buona senza il coinvolgimento della muscolatura e del bisogno organico; una figura percepita non è chiara e netta a meno che l'individuo non si interessi ad essa, non si focalizzi su di essa e la esamini [...] 
In altre parole, l'organo sensoriale percepisce, il muscolo si muove, l'organo vegetativo soffre per le eccedenze o le carenze; ma è l'organismo nel suo insieme in contatto con l'ambiente che è consapevole, manipola e sente” (Perls)    

Per promuovere un'azione terapeutica è necessario che il Sé del terapeuta riesca a essere flessibile e versatile, capace di stabilire e mantenere un contatto duplice, con l'ambiente (il cliente) e l'organismo (il proprio corpo), integrando i vissuti dei diversi livelli sensoriali e restituendo alla relazione col cliente il prodotto di questa integrazione.

Per sviluppare questa capacità Alexander Lowen suggerisce di iniziare dalla consapevolezza del proprio Sé attraverso la percezione del proprio corpo, dalla testa ai piedi.

"Ogni parte del corpo contribuisce al nostro senso del sé, se siamo in contatto con essa. E possiamo avere questo contatto solo se è viva e mobile. 
Quando ogni parte del corpo è carica e vibrante, ci sentiamo vivi in modo vibrante e felici. Ma perché ciò accada dobbiamo arrenderci al corpo e ai suoi sentimenti. 
Questa resa significa lasciare che il corpo diventi pienamente vivo e libero. 
Significa non tradirlo e non controllarlo [...] 
Ciò a cui rinunciamo è l'illusione del potere della mente" (Lowen)

Il Sé non è un'immagine prodotta dal cervello ma un organismo vivo, reale e pulsante. 

La salute emotiva, anche del terapeuta, dipende dalla capacità di accettare la realtà e di non sottrarsi a essa. La sua realtà di base è il corpo. 

La conoscenza che il terapeuta può farne implica più l'esperienza diretta che la nozione appresa. 

Ellenberger ci ricorda che questo tipo di addestramento è una procedura antica, ancor oggi praticata in diverse regioni del mondo. 

Il percorso di formazione di un apprendista sciamano prevede l'attraversamento di una crisi (krisis: separazione, scelta, giudizio) e a volte l'allontanamento temporaneo del soggetto dalla tribù:

"Molti guaritori devono sottoporsi a una malattia d'iniziazione, e ce ne sono alcuni che vanno soggetti a manifestazioni psicopatologiche. 
A differenza di una malattia mentale ordinaria, questo stato ha inizio con la vocazione di sciamano e, nel corso della malattia, il paziente viene iniziato alla professione da altri sciamani; la malattia ha termine nel preciso istante in cui termina il periodo d'insegnamento e in cui anche il paziente viene proclamato sciamano. 
La malattia d'iniziazione si potrebbe classificare come facente parte del vasto gruppo delle malattie creative. 
Tale gruppo comprende anche le esperienze di taluni mistici, poeti e filosofi" (Ellenberger)