Fuori dal corpo

 



"Un'altra caratteristica degli schizofrenici è una tolleranza al dolore superiore al normale"
(Daniel Goleman)


La parola schizofrenia (schizein – fren, mente divisa) fu utilizzata da Eugen Bleuler per la prima volta nel 1908 per descrivere una sindrome precedentemente definita demenza precoce da Emil Kraepelin (1899).

Oggi si considera la schizofrenia come un fenomeno regressivo in cui si porta alle estreme conseguenze il ritiro dalla realtà.

Ci sono due punti di vista dai quali osservare il processo schizofrenico: 
- Nel primo, la scissione si produce all’interno della personalità, per cui l’unità di elementi costitutivi della persona è distrutta; 
- Nel secondo, lo scisma è tra personalità e realtà esterna.

Alexander Lowen con la bioenergetica tentò di dimostrare che questi due aspetti sono manifestazioni dello stesso fenomeno.

Lo schizofrenico proviene da un ambiente familiare travagliato e disturbato. Bisogna capire in che modo si formano i sintomi e qual’è la natura del processo patologico.

Uno dei sintomi più impressionanti che l’individuo schizofrenico presenta è il fenomeno della spersonalizzazione, detta anche depersonalizzazione

Tra i primi a decodificare questo fenomeno fu Pierre Janet, durante quel periodo fecondo di studi e scoperte che fu il laboratorio di Psicologia Patologica alla Salpetrière di Charcot (1890-1898).

La spersonalizzazione è una perdita di contatto con tutto il proprio corpo o con una parte di esso, accompagnata da una perdita di contatto con la realtà circostante.

Un importante aspetto della realtà per l’individuo è la sensazione completa del proprio corpo; l’altro aspetto è la sensazione degli oggetti materiali e dei processi che si svolgono nel mondo esterno.

Molti autori convengono che nella spersonalizzazione l’individuo riporta una perdita di contatto col corpo o con parti significative di esso, accompagnata da sensazioni di estraniamento e di irrealtà.

Talvolta l’individuo ha l’impressione di guardare se stesso dall’esterno del proprio corpo o da una certa distanza. 

Più spesso la spersonalizzazione è limitata a una parte del corpo che è percepita come una struttura estranea o perfino come se fosse sotto il controllo di un’altra volontà.

Nella spersonalizzazione si produce una scissione: il corpo materiale (o una parte di esso) non appartiene più all’individuo.

"Talvolta ho la strana sensazione di non avere controllo sulla mia respirazione. Mi viene in mente che se improvvisamente smettessi di respirare, non riuscirei più a ricominciare. 
Mi sembra allora di essere all’esterno del mio corpo, e mi guardo come se fossi un’altra. 
Ho una strana sensazione di debolezza e di stordimento, e mi pare di essere prossima a morire. 
Poi urlo e ho un collasso, e queste sensazioni lentamente svaniscono. 
È sempre terribile, spaventoso" (racconto di una paziente di Lowen)

La teoria bioenergetica avanza una spiegazione di questi fenomeni. L’eccitazione si manifesta in un aumento della motilità e questo fenomeno è il risultato di un incremento della carica bioenergetica nell’organismo. 

Questa maggiore carica pervade tutti i tessuti e si evidenzia nel calore, nel colore della pelle e nello scintillio degli occhi.

Appena la carica diventa più forte i suoi effetti trascendono il corpo. 

L’atmosfera nelle immediate vicinanze dell’organismo si carica e l’individuo perde il senso dei propri confini. Una volta trascesa questa barriera, l’Io è sopraffatto e sommerso.