Irruzione nella memoria

 




"I guasti non ci vengono tanto dai traumi infantili
ma dalla modalità traumatica con cui ricordiamo l'infanzia"

(James Hillman)



Un cambiamento improvviso e profondo nel proprio equilibrio psico-fisico provoca una spiacevole sensazione di disgregazione o alienazione.

Le parole per descrivere questi momenti raccontano la drammatica scissione e la tempesta interiore: 

- "Ero fuori di me!"
- "Ho perso la testa!"
- "Ero irriconoscibile!"

Quando un nuovo sistema comportamentale irrompe nella vita psichica, invadendo o mettendo fuori gioco i consueti sentimenti o le abitudini mentali che stanno alla base del senso di essere se stessi, si può provare uno strano senso di alienazione o un preoccupante timore di stare per impazzire.

Questa condizione dirompente non è veramente nuova, lo è forse per la coscienza ma probabilmente è solo stata rimossa e si compone di antiche memorie personali: primarie sensazioni di disgregazione del senso di sé.

Questi ricordi sono inconsci e sono conservati in un sistema di memorie diverso da quello che supporta la coscienza abituale.

Quando queste memorie sono rivissute non compaiono come ricordo del passato ma come elemento alieno, folle e destrutturante del Sé.

Per alcuni individui l’irruzione di questo sistema alieno è transitoria e non stravolge la vita quotidiana. Dopo un breve periodo di fastidio, di ansia o di sconforto il consueto sistema cosciente riprende spazio nel Sé.

Per altri invece ha un carattere persistente e rappresenta un ostacolo per gli obiettivi personali, il suo effetto è dannoso per le relazioni, debilitante per le capacità di adattamento e impedisce la crescita personale.

L’irruzione di questo sistema di memorie traumatiche è la base per un leggero e costante vissuto di alienazione.

La persona si sente estraniata dagli altri, esclusa dal quel sentimento fondamentale di sé che è il centro della percezione individuale. 

La gestione dei sistemi di memoria traumatica che consideriamo dissociati è un compito della psicoterapia.

William James immaginava il Sé come la consapevolezza del procedere continuo di vita interiore e lo chiamava flusso di coscienza.

Russell Meares ha ampliato questo concetto fino a considerare il Sé come una speciale forma di dialogo. La sua idea si basa sulla distinzione tra due forme di linguaggio umano e di dialogo.

Uno di questi dialoghi è considerato essenziale per il senso del Sé. E' non-lineare, associativo e apparentemente senza scopo.

L’esperienza del Sé si sviluppa in un dialogo che mostra la fisionomia di questo linguaggio, che è simile al flusso di coscienza e ad alcuni tipi di gioco. È il linguaggio della vita interiore.

Il secondo tipo di linguaggio è logico, lineare e mirato. È diretto in larga misura agli eventi del mondo, alla sopravvivenza e all’adattamento.

"Le due forme di linguaggio umano si trovano solo in circostanze particolari allo stato puro. Il linguaggio lineare dell’adattamento viene mostrato, non diluito, nei documenti politici e legali; l’altro tipo di linguaggio, in forma alquanto intatta, si trova in alcune forme di poesia" (Meares)   

In una qualsiasi conversazione, maggiore è la presenza di un linguaggio non-lineare, maggiore è l’intimità.

L’intimità dipende dallo sviluppo di esperienze interiori che possono essere condivise.

La conversazione intima ha un calore espositivo e una forma narrativa che sono legati a un sentimento di benessere.

Gli argomenti toccati possono anche sembrare banali, come il racconto di un film o una situazione di vita quotidiana, ma il modo in cui si parla di queste cose risuona, dentro di noi, per il suo particolare valore emotivo.

Questo tipo di dialogo si svolge spesso in una coppia o in un’amicizia intima, ma potrebbe trattarsi anche di un estraneo incontrato per la prima volta, magari in un viaggio.

E sebbene né la sessualità né un particolare affetto siano coinvolti, si tratta di conversazioni intime.

Russell Meares sostiene che il Sé e l’intimità dipendono da una particolare forma di memoria.

Nella conversazione intima una persona è consapevole di alcune immagini del proprio passato, di particolari episodi della propria vita che possono essere visualizzati in maniera quasi filmica o rievocati fotograficamente.

La narrazione di se stessi attraverso le fotografie postate sui social network può attivare gli stessi canali intimi delle memorie non lineari e dare la sensazione di trovarsi in una conversazione intima di sé nonostante la distanza o la mancanza di una conoscenza diretta.

L’intimità è associata alla sensazione di essere se stessi.

"Ritengo che il tipo di memoria da cui dipendono il Sé e l’intimità riguardi la rievocazione di episodi del proprio passato. 
C’è una duplicità in questa condizione. Si vive nell’immediato presente e al tempo stesso si è consapevoli di territori diversi dell’esperienza, che appartengono a un altro tempo della propria vita. 
Nel caso della memoria traumatica, tale duplicità viene persa. Non si riesce a comprendere l’origine di quella sensazione di disturbo. 
Non si riesce a recuperare un passato; l’esperienza è collocata nel presente. 
In altri termini, è dissociata" (Meares)