"Di tutte le perversioni sessuali la peggiore è la castità"
(Anatole France)
Le nevrosi e le perversioni sono modi specifici di essere-nel-mondo (visione fenomenologica) nei quali dinamica affettiva, posizione morale, esame di realtà e inclinazione estetica si coniugano e dialogano.
La psicoterapia si occupa anche di soggetti nevrotici e perversi e tenta di avere uno sguardo amorale su questi oggetti morali (Khan).
Ma lo sguardo dell’analista, presumibilmente oggettivo, è più moralista di quanto egli stesso non sappia e la questione della nevrosi e della perversione, problematica in apparenza morale, riguarda soprattutto l'esame di realtà e il sistema valoriale del soggetto in analisi.
Ma lo sguardo dell’analista, presumibilmente oggettivo, è più moralista di quanto egli stesso non sappia e la questione della nevrosi e della perversione, problematica in apparenza morale, riguarda soprattutto l'esame di realtà e il sistema valoriale del soggetto in analisi.
La psicoanalisi ha avuto il merito di indebolire la dicotomia tra fatti e valori.
I fatti sarebbero certi meccanismi della psiche, i valori sono i parametri in base ai quali gli atti sono giudicati.
Per poter dire in base a cosa affermiamo che un atto è perverso bisogna abbandonare il criterio di perversione/distorsione: non conta tanto che cosa un individuo fa eroticamente e con chi, quanto se e come l’altro con cui lo fa conta per quell'individuo.
Dovremmo considerare perverso ogni atto che porti un soggetto al piacere sessuale mentre l’altro compare solo come strumento di piacere, che ciò non contempli anche il piacere, sessuale in particolare, di quest’altro come fine di questo atto.
Nel coito, che consideriamo ideale nel senso della ricerca di piacere e intimità, l’altro è un fine nella misura in cui si desidera dargli piacere.
Il piacere non è solo il piacere sessuale che si trae dall’altro, e nemmeno solo la fierezza per il potere di dargli piacere, ma il fatto che l’altro provi il suo proprio piacere sessuale specifico o altro tipo di piacere personale.
Il piacere non è solo il piacere sessuale che si trae dall’altro, e nemmeno solo la fierezza per il potere di dargli piacere, ma il fatto che l’altro provi il suo proprio piacere sessuale specifico o altro tipo di piacere personale.
Ciò che sostiene la psicoanalisi è che la perversione è l’uso degli altri come cose anziché come persone e come oggetti d’invidia o di bramosia anziché di desiderio amorevole.
In realtà la perversione non è usare l’altro come oggetto ma usarlo come soggetto.
"La soggettività dell’altro è una componente essenziale della maggioranza degli atti perversi" (Khan)
L’esibizionista esige lo sguardo, sorpreso, di chi lo guarda: la soggettività dell’altro è chiamata in causa.
Il voyeur ha bisogno di cogliere una scena nella quale uno o più soggetti godono sessualmente: il loro godimento come soggetti è per lui essenziale.
Il sadico ha bisogno delle implorazioni e del dolore della sua vittima.
Il voyeur ha bisogno di cogliere una scena nella quale uno o più soggetti godono sessualmente: il loro godimento come soggetti è per lui essenziale.
Il sadico ha bisogno delle implorazioni e del dolore della sua vittima.
Il masochista ha bisogno della rabbia e del disprezzo dell’altro.
Nella perversione la soggettività dell’altro è sfruttata come strumento di piacere, anziché essere eletta a fine.
Per Kant l’etica consiste nel considerare l’altro essere umano come un fine e mai come un mezzo.
Freud formulò una teoria della perversione che la indicava come positivo della nevrosi e delle nevrosi indicate come negativo delle perversioni.
Per Freud lo stato naturale della sessualità è perverso, solo più tardi con l'elaborazione edipica si negativizza attraverso la rimozione e lo sviluppo di una nevrosi.
Per Freud lo stato naturale della sessualità è perverso, solo più tardi con l'elaborazione edipica si negativizza attraverso la rimozione e lo sviluppo di una nevrosi.
Il bambino, per il padre della psicoanalisi, è un perverso polimorfo che non mira al bricolage sessuale perché le sue pulsioni non sono gerarchizzate ai fini del coito.
La sessualità infantile, nei primi scritti di Freud, appare come sessualità positiva: sessualità autentica, non soggetta alle esigenze più raffinate dell’amore per l’altro e per la responsabilità riproduttiva.
La sessualità infantile, nei primi scritti di Freud, appare come sessualità positiva: sessualità autentica, non soggetta alle esigenze più raffinate dell’amore per l’altro e per la responsabilità riproduttiva.
"Freud scriveva che la nevrosi è una perversione inconscia – o rimossa – indicando che essa è la maschera oggettiva di una malattia morale.
Descrivendo il nevrotico come un perverso fallito, Freud lo denuncia come soggetto morale. La psicoanalisi corrente, invece, è andata nella direzione opposta: ha affrontato gli stessi drammi morali come se fossero nevrosi, finendo per nevrotizzare l’etica anziché eticizzare le nevrosi" (Benvenuto)
