"Non siamo più nell'era della volontà, ma della velleità"
(Jean Baudrillard)
L’individuo depresso non crede al proprio corpo. Ha imparato a controllarlo e a sottometterlo alla propria volontà cosciente.
Non crede che possa funzionare normalmente senza l’intervento della volontà e, nello stato di depressione in cui si trova, non sembra in grado di intervenire.
Non si rende conto che il suo corpo si è esaurito a causa della schiavitù alle pretese di un ego gonfiato.
Ritiene che la sua depressione sia dovuta al crollo della volontà anziché all’esaurimento fisico.
Così la sua prima preoccupazione è di ristabilire il primato della volontà e cerca di conseguire questo obiettivo, persino a spese della necessità che il corpo si ristabilisca e recuperi la propria energia.
Questo atteggiamento ritarderà la guarigione o forse la eluderà completamente.
L’altro conflitto riguarda il senso di impotenza che la persona depressa non può accettare.
Il soggetto depresso era già impotente in passato, si era trovato in una situazione in cui sentiva minacciata la propria esistenza ed era sopravvissuto e aveva superato il proprio senso di impotenza con un terribile sforzo di volontà.
Il crollo della volontà fa precipitare la persona in un senso di assoluta impotenza contro il quale crede di dover combattere. La lotta è intensificata dal senso di colpa dovuto all’ostilità repressa nella propria personalità.
Il fatto di non essere riuscita a tirarsi fuori da questo stato di abbattimento diventa l’occasione per prendersela con se stessa, il che serve a sprofondare ancora di più nella buca in cui si trova.
Nello stato depresso ci sono molti elementi che indicano l’operare di forze autodistruttive nell’ambito della personalità.
La volontà è un meccanismo di emergenza che ha grande valore ai fini della sopravvivenza ma nessun valore ai fini del piacere.
Il corpo, di norma, non funziona in base alla forza di volontà, ma in virtù della sua innata forza vitale.
Nell’individuo depresso questa forza è stata minata dall'assoggettamento del corpo all’autorità della volontà e dalla repressione dei sentimenti in favore dell’immagine dell’ego.
Non si può ottenere la liberazione di questi sentimenti senza dolore, il che aggiunge un altro conflitto fra l’ego e il corpo.
All’inizio della terapia, prima che questi conflitti emergano alla coscienza, il lavoro ha un effetto immediato e positivo.
Il paziente prova un senso di sollievo e riesce a capire che può disporre di un’altra via per uscire dalle sue difficoltà, ma poi le cose si complicano e anche parecchio…
