"Il buonsenso è lo strato di pregiudizi che acquisiamo prima di arrivare ai diciotto anni"
(Albert Einstein)
Le considerazioni di Freud ne Il disagio della civiltà riguardo il contrasto di fondo tra la maturazione genitale e quella affettiva, invitano a una considerazione continua sul contesto sociale in cui gli adolescenti si trovano a vivere.
Le modificazioni del corpo possono accompagnarsi a un sentimento di inutilità e di impossibilità, nella nostra cultura, non essendo considerate di utilizzazione immediata e determinando un senso di inadeguatezza e un'interrogazione ansiosa sulla propria identità.
Il distanziamento e il rigetto violento delle identificazioni precedenti rientra in ogni caso in una lettura dello sviluppo umano per cui una nuova capacità organizzativa della personalità implica una disorganizzazione dell'equilibrio vigente fino a quel momento.
Jean Kestemberg afferma che l'Io è strutturato secondo le identificazioni dell'infanzia e l'adolescente affronterà i cambiamenti del corpo e le pulsioni genitali in base allo schema di queste identificazioni infantili, con un approccio di carattere edipico, conflittuale, ambivalente.
"L'importanza del conflitto edipico nella costituzione della crisi adolescenziale e la difficoltà di trovare un equilibrio utile entro le posizioni regressive, o entro posizioni sintomatiche stabili tali quali noi possiamo osservare negli adulti, ci sembra possano essere imputabili al fatto che il periodo adolescenziale è un movimento in opera di una personalità non ancora costituita" (Kestemberg)
Per alcuni adolescenti il risveglio della problematica edipica può essere intollerabile con la necessità di elaborare varie modalità difensive.
Questo processo di assestamento per arrivare a un nuovo equilibrio segue la qualità dell'evoluzione precedente e la costellazione familiare attuale, può acquisire un andamento più o meno drammatico e spesso richiedere un supporto terapeutico.
L'assestamento adolescenziale non riguarda soltanto la messa in discussione delle imago parentali, ma può implicare anche un rigetto di sé in quanto essere sessuato, per cui l'adolescente può viversi estraneo sia agli altri che a se stesso.
Il rigetto dei genitori, di sé e delle identificazioni con il genitore dello stesso sesso e dei legami con quello di sesso opposto, provoca un'angoscia più profonda di quella indotta dal conflitto edipico, proprio perché ha a che fare con la coesione della propria persona e con la sensazione di continuità nello spazio e nel tempo della propria identità.
Il rifiuto brutale degli ideali e delle immagini parentali può portare a un deprezzamento personale e una ferita narcisistica, in quanto vengono a mancare i caposaldi dell'idealizzazione infantile e del narcisismo primario, strutture sulle quali l'intera personalità si era organizzata.
Il rifiuto brutale degli ideali e delle immagini parentali può portare a un deprezzamento personale e una ferita narcisistica, in quanto vengono a mancare i caposaldi dell'idealizzazione infantile e del narcisismo primario, strutture sulle quali l'intera personalità si era organizzata.
In questo particolare momento di disgregazione l'adolescente può utilizzare come organizzazioni vicarie la propria stanza o altri luoghi particolarmente significativi, che gli permettono di percepire un senso di continuità e un parziale contenimento dell'entropia.
La Kestemberg ritiene che per uscire da questo vicolo cieco l'adolescente tenderà a moltiplicare le esperienze. Le diverse e multiformi esperienze, la moltiplicazione degli investimenti oggettuali nel segno della mutevolezza e della precarietà, rappresentano la risposta dell'adolescente alle difficoltà in cui si imbatte.
Le nuove relazioni d'oggetto rispetto a quelle familiari gli serviranno infatti di supporto alle successive interiorizzazioni e poi identificazioni.
Le nuove relazioni d'oggetto rispetto a quelle familiari gli serviranno infatti di supporto alle successive interiorizzazioni e poi identificazioni.
Da questo mosaico e da questa situazione fluttuante potrà uscirne sia una personalità integrata, sia il rischio di una rottura con la realtà di stampo psicotico.
Il prodotto finale di questo scompiglio dei precedenti investimenti e multiformità di relazioni oggettuali, ossia un'identificazione più attuale, dipenderà dalla qualità degli oggetti mediatori, cioè delle esperienze fatte con altri adolescenti, adulti o all'interno dei gruppi.
Gli adolescenti in questo periodo sono alla ricerca di un ideale dell'Io, di un'immagine soddisfacente di se stessi, di un'immagine che sia capace di fornire loro un sostegno narcisistico.
Alcuni adolescenti, i ragazzi in particolare, troveranno una possibilità di distanziamento in rapporto ai loro iniziali investimenti libidici nelle attività di gruppo o nell'identificazione nell'ideale di gruppo che incarna provvisoriamente l'ideale dell'Io permettendo di riprendere quel movimento evolutivo che l'instaurarsi della pubertà può rischiare di compromettere gravemente.
Nel caso in cui invece la destrutturazione dei vecchi ideali e immagini familiari non trovi degli oggetti mediatori, vi è il pericolo che le difficoltà d'identificazione possano dar luogo a un disturbo d'identità sino al rischio di rottura con la realtà che può raggiungere il suo massimo livello nei disturbi psicotici.
Donald Winnicott non si schiera tra gli autori che vedono l'adolescenza come periodo esplosivo, anzi è piuttosto severo verso coloro che la considerano un problema, non tollerandone alcuni aspetti e non raccogliendo la sfida che gli adolescenti portano alla società e agli adulti.
Sebbene l'autore riprenda nella letteratura di questo periodo il riferimento al riemergere della problematica edipica e della maggiore pressione da parte dell'Es, sembra considerarlo più un corollario teorico importante sullo sfondo che l'effettivo oggetto della sua attenzione.
Sebbene l'autore riprenda nella letteratura di questo periodo il riferimento al riemergere della problematica edipica e della maggiore pressione da parte dell'Es, sembra considerarlo più un corollario teorico importante sullo sfondo che l'effettivo oggetto della sua attenzione.
Winnicott è infatti più interessato a cogliere il rapporto tra problematiche adolescenziali e società o, per meglio dire, ambiente di sostegno. Egli esplicitamente osserva che molte delle difficoltà degli adolescenti dipendono da insufficienza ambientali, sia da parte della società, in senso lato, sia da parte di autorità o istituzioni che hanno a che fare con ragazzi e ragazze di questa età, nonché, infine da parte dei genitori e della famiglia.
Per Winnicott la caratteristica degli adolescenti è la tendenza al rapido alternarsi di atteggiamenti di provocatoria e insolente indipendenza regressiva, e talora anche una coesistenza nello stesso tempo di queste due modalità.
Un secondo aspetto, profondamente legato al modello generale di Winnicott, è l'idea che l'adolescente si ritrovi, come il bambino, ad affrontare un forte senso di isolamento, almeno finché non ha ripudiato la realtà esterna e si è costituito come individuo distinto, cioè capace di formare rapporti con oggetti a lui esterni e al di fuori della sua sfera di controllo onnipotente.
Winnicott tende soprattutto a sottolineare il tema della separazione dalle figure genitoriali e le vicende depressive legate a tale processo. In questa ottica la funzione del gruppo appare più legata a problemi psicopatologici che essere una delle aree della mente, come sarà invece sottolineato da Meltzer.
"I giovani adolescenti sono un insieme di isolati che tendono con vari mezzi di aggregarsi mediante l'adozione di gusti comuni.
Essi possono raggrupparsi se sono attaccati come gruppo, ma questa è solo un'organizzazione paranoide reattiva in risposta ad un attacco esterno; dopo l'aggressione tornano ad essere un aggregato di isolati" (Winnicott)
