"Non sarai mai solo con la schizofrenia"
(Woody Allen)
Bateson, Jackson, Haley e Weakland hanno descritto gli effetti della comunicazione umana paradossale in Toward a Theory of Schizophrenia del 1956.
Questi autori studiarono il fenomeno della comunicazione schizofrenica in modo radicalmente diverso dalle ipotesi secondo le quali la schizofrenia è un disturbo intrapsichico (disordine del pensiero, funzione debole dell’Io, sommersione della coscienza ad opera di materiale del processo primario, ecc.).
Bateson e i suoi collaboratori indagarono le sequenze di esperienza interpersonale che provocano comportamenti conflittuali e che giustificano la diagnosi di schizofrenia.
Ipotizzarono che lo schizofrenico deve necessariamente vivere in un universo in cui le sequenze di eventi sono tali che le sue abitudini di comunicazione non convenzionale sono appropriate.
E’ un’ipotesi che li portò a identificare le caratteristiche essenziali dell'interazione umana schizofrenogena.
Chiamarono doppio legame la modalità comunicativa che, in un contesto più o meno coercitivo nel quale il soggetto ricevente non è completamente libero, produce realtà paradossali:
1) Due o più persone sono coinvolte in una relazione intensa che ha un alto valore di sopravvivenza fisica e/o psicologica per una di esse o per tutte: la vita familiare (soprattutto l’interazione genitore-figlio), la dipendenza materiale, la prigionia, un legame di dipendenza;
2) In un simile contesto viene fatta una comunicazione che è strutturata in modo tale che (a) asserisca qualcosa, (b) asserisca qualcosa sulla propria asserzione e (c) che queste due asserzioni si escludono a vicenda.
L'esempio modello di questa comunicazione è quello del barbiere della caserma, al quale il comandante ordina di radere solo quei soldati che non si radono da soli. Il povero soldato si trova nel paradosso che per obbedire a quest'ordine non può più radersi da solo e se non si rade verrà punito.
Il messaggio si rivela un’ingiunzione paradossale che produce nel ricevente una sensazione corporea di sospensione, irritazione o frustrazione:
Devi essere spontaneo (se si segue l'esortazione la spontaneità è indotta); Amami (l'amore è una libera scelta); Io sono sempre me stesso (non si può non essere se stessi e l'ovvietà comunica l'incertezza sull'asserzione); Sono un bugiardo (se sono un bugiardo non dico la verità).
3) S’impedisce al ricevente del messaggio di uscire fuori dallo schema paradossale, metacomunicando su esso (commentandolo).
Un tipo simile di messaggio è una realtà pragmatica, anche se da un punto di vista logico è privo di significato; il ricevente non può non reagire ad esso e non può neppure reagire in modo adeguato (non paradossale).
Una persona in una situazione di doppio legame è probabile che si senta punita (o almeno che le si faccia provare un senso di colpa) per avere avuto percezioni corrette e che venga definita cattiva o folle per aver insinuato che esiste una discrepanza tra ciò che vede e ciò che dovrebbe vedere.
Quando si è esposti al doppio legame per un lungo periodo di tempo ci si abitua a tale situazione e la si aspetta. Vale soprattutto per l’infanzia, i bambini pensano che quello che accade a loro accade a tutti e lo accettano come normalità.
La normalizzazione e la familiarità con un mondo paradossale istituisce regole di comunicazione così vincolanti la libertà personale che qualunque tentativo di uscirne viene giudicato come folle o stupido da chi è investito del ruolo di amministratore del doppio legame.
