"Dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia"
(Albert Camus)
Paul Ekman elenca almeno tre chiavi di lettura per stabilire che un’espressione non sia genuina e sincera: asimmetria dell’espressione nei due lati del volto, scelta sbagliata dei tempi di innesco/disinnesco della mimica facciale, errata collocazione dell’espressione nell’interazione.
Asimmetria: in un’espressione facciale asimmetrica, le stesse azioni compaiono identiche nelle due metà del viso, ma sono più intense su un lato rispetto all’altro.
Una spiegazione di questo fatto risiederebbe nel fatto che l’emisfero cerebrale destro sia più specializzato del sinistro nell’elaborazione delle emozioni: dato che l’emisfero destro controlla gran parte dei muscoli della metà sinistra del viso e il sinistro quelli della metà destra, le emozioni osservano con maggiore intensità sulla parte mancina del volto.
Se al contrario è il lato destro a mostrare un certo atteggiamento in modo più marcato, possiamo presumere che l’emozione non sia sentita davvero.
Tempo: le espressioni tirate (che durano più di 10 secondi) sono probabilmente false. La mimica che esprime emozioni autentiche non resta sul viso più di qualche secondo.
Se al contrario è il lato destro a mostrare un certo atteggiamento in modo più marcato, possiamo presumere che l’emozione non sia sentita davvero.
Tempo: le espressioni tirate (che durano più di 10 secondi) sono probabilmente false. La mimica che esprime emozioni autentiche non resta sul viso più di qualche secondo.
Se la sorpresa è genuina, i tempi di attacco e di stacco sono brevissimi: in genere si tratta di qualche secondo.
Collocazione nel discorso: se qualcuno finge di arrabbiarsi e dice ad esempio ti metterei le mani addosso; per accertare che la minaccia sia vera, dobbiamo fare attenzione alla mimica: se i segni di collera nell’espressione facciale vengono dopo le parole, la persona non è poi così adirata come vorrebbe far credere.
Come regola vale l’assunto che le espressioni del viso non sincronizzate con i movimenti del corpo costituiscono probabili indizi di falso.
Il primo che pose l’accento sul valore emotivo delle espressioni facciali fu Charles Darwin.
Egli sosteneva che molte delle espressioni facciali fossero state selezionate per ragioni di adattamento all’ambiente, cioè servissero a comunicare lo stato interno che, senza bisogno di parole, trasmette agli altri come si sente in quel momento: triste, felice, timoroso.
Collocazione nel discorso: se qualcuno finge di arrabbiarsi e dice ad esempio ti metterei le mani addosso; per accertare che la minaccia sia vera, dobbiamo fare attenzione alla mimica: se i segni di collera nell’espressione facciale vengono dopo le parole, la persona non è poi così adirata come vorrebbe far credere.
Come regola vale l’assunto che le espressioni del viso non sincronizzate con i movimenti del corpo costituiscono probabili indizi di falso.
Il primo che pose l’accento sul valore emotivo delle espressioni facciali fu Charles Darwin.
Egli sosteneva che molte delle espressioni facciali fossero state selezionate per ragioni di adattamento all’ambiente, cioè servissero a comunicare lo stato interno che, senza bisogno di parole, trasmette agli altri come si sente in quel momento: triste, felice, timoroso.
Tutto ciò ha un valore sul piano personale e sociale; ad esempio la paura è un’emozione che segnala in genere un pericolo e quindi è utile comunicarla ad altri membri della stessa specie.
Recentemente le osservazioni di Darwin sono state sviluppate nel libro I Volti della menzogna dello psicologo americano Paul Ekman.
Grazie agli studi sulle espressioni facciali è stato possibile arrivare a una descrizione particolareggiata di questa mimica, accorgendoci che può essere estremamente complessa e raffinata.
Recentemente le osservazioni di Darwin sono state sviluppate nel libro I Volti della menzogna dello psicologo americano Paul Ekman.
Egli ha esaminato migliaia di espressioni facciali e ha elaborato un modello scientifico per la loro interpretazione. Atteggiamenti del volto in culture molto diverse.
Il ricercatore ha dimostrato che in un gruppo della Nuova Guinea di cultura primitiva, le espressioni facciali che gli individui esibiscono sono identiche a quelle mostrate da chi vive nel mondo occidentale evoluto.
Il ricercatore ha dimostrato che in un gruppo della Nuova Guinea di cultura primitiva, le espressioni facciali che gli individui esibiscono sono identiche a quelle mostrate da chi vive nel mondo occidentale evoluto.
Egli ha verificato che la mimica di emozioni fondamentali come la rabbia, il disgusto, la felicità, la tristezza, la paura e la sorpresa sono praticamente identiche nel corredo genetico di tutti gli essere umani.
Probabilmente si tratta di comportamenti che hanno radici biologiche e che quindi non hanno bisogno di essere appresi per manifestarsi.
Probabilmente si tratta di comportamenti che hanno radici biologiche e che quindi non hanno bisogno di essere appresi per manifestarsi.
Grazie agli studi sulle espressioni facciali è stato possibile arrivare a una descrizione particolareggiata di questa mimica, accorgendoci che può essere estremamente complessa e raffinata.
Alle volte, nel giro di pochi secondi, possono affacciarsi sul volto delle pose di cui, normalmente, ci si accorge a malapena dato che sono estremamente brevi.
In altri casi, le emozioni possono dare luogo a delle espressioni soffocate; in cui, l’atteggiamento della faccia viene inibito e quindi si osserva solo un brandello della mimica.
Le espressioni del volto sono spesso complesse e ambigue; questo accade soprattutto perché provengono da un sistema duplice, volontario e involontario, capace di mentire e di dire la verità, a volte, contemporaneamente.
Le espressioni vere, sentite, attivano il movimento spontaneo di alcune regioni muscolari del volto; è possibile simularle ma non risultano molto convincenti.
Quelle false invece sono intenzionali e comportano l’innesco volontario di una maschera: servono, in questo caso, a nascondere ciò che si prova veramente o a mostrare qualcosa che non si sente.
Generalmente è più facile fingere emozioni positive che negative.
In altri casi, le emozioni possono dare luogo a delle espressioni soffocate; in cui, l’atteggiamento della faccia viene inibito e quindi si osserva solo un brandello della mimica.
Le espressioni del volto sono spesso complesse e ambigue; questo accade soprattutto perché provengono da un sistema duplice, volontario e involontario, capace di mentire e di dire la verità, a volte, contemporaneamente.
Le espressioni vere, sentite, attivano il movimento spontaneo di alcune regioni muscolari del volto; è possibile simularle ma non risultano molto convincenti.
Quelle false invece sono intenzionali e comportano l’innesco volontario di una maschera: servono, in questo caso, a nascondere ciò che si prova veramente o a mostrare qualcosa che non si sente.
Generalmente è più facile fingere emozioni positive che negative.
La maggior parte delle persone trova molto complicato imparare a muovere volontariamente i muscoli che sono necessari per fingere realisticamente dolore e paura.
Mentre invece è frequente mimare rabbia e disgusto.
I talenti mimici di ciascuno sono precocemente allenati nell'ambiente relazionale e il loro alto valore adattivo e di sopravvivenza stabilisce, sin dalle prime settimane di vita, modelli intorno ai quali si costruirà l'intera personalità del soggetto.
