Sesto senso di colpa

 


"Il senso di colpa trasforma chiunque in un persecutore(Samuli Paronen)


"Il senso di colpa è un fenomeno assurdo: non sono mai i colpevoli a soffrirne. Spesso sono le vittime a farsene carico, solo perché occorre che qualcuno se ne faccia carico(Amélie Nothomb)



"La grande importanza del senso di colpa nello sviluppo delle nevrosi conferma che l’angoscia è rafforzata dal fatto che si sviluppa un conflitto fra l’Io e il Super-Io" (Freud S., L’Io e l’Es, 1922)

Freud scrive ne Il problema economico del masochismo che sono il sadismo del Super-Io e il masochismo dell’Io a spiegare il senso di colpa.

La questione riguardo all’aggressività della coscienza morale sarà ripresa anche nell’opera successiva:

"L’aggressività viene introiettata, interiorizzata, propriamente viene rimandata là donde è venuta, ossia è volta contro il proprio Io. 
Qui viene assunta da una parte dell’Io, che si contrappone come Super-Io al rimanente, e ora come “coscienza” è pronto a dimostrare
contro l’Io la stessa inesorabile aggressività che l’Io avrebbe volentieri soddisfatto contro
altri individui estranei" (Freud S., Il disagio della civiltà, 1929)

Secondo questa interpretazione si assume che la repressione di una pulsione determini un sentimento di colpa e che la coscienza morale diventi tanto più severa e suscettibile quanto più il soggetto si astiene dall’aggredire altre persone.

Ed è sempre ne Il disagio della civiltà che Freud fornisce la maggiore chiarificazione riguardo allo sviluppo della coscienza morale e del conseguente senso di colpa.

Egli riscontra che il bambino si sottometterebbe all’influsso estraneo dei genitori a causa della sua debolezza e dipendenza, ossia per paura di perdere l’amore dei genitori e per timore delle punizioni:

"Il bambino deve avere un motivo per sottomettersi a un influsso estraneo. 
È facile scoprire questo motivo nella debolezza dell’uomo e nella sua dipendenza dagli altri; può essere indicato meglio come paura di perdere l’amore. 
Se l’uomo perde l’amore degli altri, da cui dipende, ci rimette anche la protezione contro molti pericoli e soprattutto si espone al rischio che la persona più forte mostri la sua superiorità punendolo" (Freud, 1929)

In questa fase di sviluppo, dato che il bambino evita il male soltanto quando e perché può essere sorpreso dai genitori, non si può parlare propriamente di coscienza morale e di sentimento di colpa, quanto di angoscia sociale.

È soltanto nella seconda fase che si può parlare propriamente di coscienza morale e di sentimento di colpa, perché è in questa fase che viene interiorizzata l’autorità con l’erigersi del Super-Io. Al timore suscitato dall’autorità esterna subentra ora il timore suscitato dal Super-Io. 

Per questo motivo, non è più sufficiente, per evitare il male, la paura di essere scoperti, essendo il censore sempre presente niente può rimaner celato al cospetto del Super-Io, né i pensieri né la differenziazione tra attuazione e intenzione e il desiderio del male.

Mentre prima l’autorità si limitava a interdire l’atto del soddisfacimento pulsionale, ora la stessa autorità, divenuta interiore, condanna l’Io peccatore, colpevole già per il suo semplice tendere verso il male, e ciò fa insorgere in lui il bisogno di autopunizione.

La coscienza morale, rimane ancorata alla dipendenza dell’autorità parentale; essa non dispone di capacità autonoma di riconoscere il valore dal disvalore, infatti tutto rimane in sostanza come era all’origine e il Super-Io fa provare le stesse paure.

Secondo quanto fanno notare molti autori, nel passaggio dalla prima alla seconda fase, non si dà nell’ambito dell’autonomia e dell’originalità del discernimento, una vera e propria maturazione della coscienza morale.

Infatti, sarebbe sempre e soltanto l’autorità parentale il costitutivo della coscienza morale, con la differenza che, mentre nella prima fase essa era esterna, nella seconda diviene interiore o psichica. 

Si presuppone perciò una differenza per quanto riguarda la modalità della presenza, non per quanto concerne il soggetto o la fonte che instaura e costituisce la coscienza morale.