Premiata Fonderia Analitica

 

"Chi indossi l'abito giallo senza essersi purificato,
senza aver acquisito il dominio di se stesso
e senza perseguire il vero, costui è indegno di indossarlo"
(Buddha)

"Il vero libro di testo dell'allievo è il maestro"
(Gandhi)


"Abbiamo acquisito la consapevolezza della controtraslazione che insorge nell'analista per l’influsso del paziente sui suoi sentimenti inconsci, e non siamo lungi dal pretendere che l'analista debba riconoscere in sé questa controtraslazione e padroneggiarla." 
(Freud S., Le prospettive future della terapia psicoanalitica, in Freud Opere, vol. VI)

Ciò che sin dall’inizio Freud scrisse sulla controtraslazione, declinò questo particolare stato dell’analista come una condizione personale che poteva essere d’intralcio allo sviluppo del trattamento. 

Il paziente, dall’eccessivo coinvolgimento emotivo dell’analista, avrebbe tratto per Freud solo svantaggi: lo scadimento qualitativo della figura dell’analista agli occhi del paziente, l’abbandono di una posizione di superiorità, che consentisse all’analista di osservare in modo distaccato le proiezioni di cui era bersaglio, le quali a loro volta, frutto di una psiche bisognosa di aiuto, avrebbero dovuto costituire il materiale delle interpretazioni, furono calcolati dall’autore come gli unici, nefasti effetti del controtransfert. 

Le interpretazioni, concepite come unico strumento conoscitivo di cui dovesse avvalersi l’analista, dovevano trovare il proprio luogo di elaborazione esclusivamente accanto alle nozioni medico-psicoanalitiche che l’analista, con la propria preparazione tecnica, aveva saputo accumulare:

"Da quando è aumentato il numero delle persone che esercitano la psicoanalisi e si comunicano reciprocamente le proprie esperienze, abbiamo notato che ogni psicoanalista procede esattamente fin dove glielo consentono i suoi complessi e le sue resistenze interne e pretendiamo quindi che egli inizi la sua attività con un’autoanalisi e la approfondisca continuamente mentre compie le sue esperienze sui malati. 
Chi non riesce a concludere nulla in siffatta autoanalisi, può senz’altro abbandonare l’idea di essere capace di interpretare un trattamento analitico sui malati.” (Freud)

"In seguito Freud si rese conto che l’autoanalisi era insufficiente a comprendere e a isolare i conflitti dell’analista, per cui propose ai terapeuti di sottoporsi ad un’analisi prima personale poi didattica." (Galimberti U., Dizionario di psicologia, 1992)

In ogni caso fu ampiamente riconosciuto che si tratti di un’autoanalisi, di un’analisi personale o di un’analisi didattica, l’analista dovesse sottoporsi comunque ad un addestramento che lo educasse al controllo dei propri vissuti che, condizionati dal rapporto con il paziente, potevano distorcere e annullare il valore terapeutico del trattamento.

Oggi, l’insegnamento dell’analisi didattica, deve soprattutto preparare l’analista a saper fronteggiare il desiderio d’instaurare una connivenza con il paziente, assecondandone desideri e coinvolgendosi nelle sue fantasie. 

Un caso particolare di condizione traslativa, che per Freud costituì uno dei più grandi problemi per l’integrità del trattamento, fu l’innamoramento della paziente donna per l’analista uomo. 
Le parole dell’autore danno un’idea di come la controtraslazione costituisse una tentazione da allontanare:

"Lo psicoanalista deve combattere una battaglia su tre fronti: in se stesso, contro le forze che tenderebbero ad abbassarlo dal piano dell’analisi; fuori dell’analisi, contro gli avversari che gli contestano l’importanza delle forze motrici sessuali e gli interdicono di avvalersene nella sua tecnica scientifica; e nella analisi stessa, contro le sue pazienti le quali da principio si comportano allo stesso modo degli avversari, ma in seguito manifestano chiaramente la sopravvalutazione della vita sessuale di cui sono preda, e vogliono rendere il medico prigioniero della loro passionalità socialmente incontrollata." 
(Freud S., Osservazioni sull’amore di traslazione, in Freud Opere, vol. VII)