"Non posso farmi santa perché ho sempre in mano l'arma del desiderio" (Alda Merini)
Il desiderio diventa bisogno quando conosce lo stato di deprivazione e il sentimento di sé si trasforma in risentimento verso gli altri.
Una persona ama quando è libera di esprimere i suoi desideri, quando deve soddisfare i propri bisogni si trova in uno stato di necessità.
La persona che ama vuole un’opportunità esterna per esprimere il desiderio di autorealizzazione nei suoi termini più ampi, ma questo tipo di persona non si sente particolarmente incompleta senza l’amore.
È diverso per un individuo che è spinto a cercare un oggetto che possa placare i suoi dubbi circa il proprio valore, rassicurarlo circa la sua capacità erotica, dargli la sicurezza interna che altrimenti gli manca. Questo oggetto (utile allo scopo) può essere anche persona.
Per questo secondo tipo di individuo l’amore è un rimedio terapeutico per una situazione morbosa, non semplicemente l’esaudimento di un desiderio.
Il primo tipo di persona (il desideroso) ha la capacità interna di auto-espressione, anche quando è assente l’opportunità esterna per soddisfarla.
Il secondo tipo di persona (il bisognoso) non possiede questa capacità interna per conto proprio; vive nella speranza che venga generata o gli sia data l’opportunità esterna di gratificazione.
Egli quindi diventa dipendente dall’opportunità esterna (cioè dall’oggetto) nello stesso modo in cui si diventa dipendente da una sostanza.
La sua passione, le sue dichiarazioni, i suoi coinvolgimenti possono facilmente essere più impetuosi di quelli del primo tipo di persona, ma un occhio attento può percepire la differenza e non lo considera un buon amante, nonostante tutte le solenni affermazioni.
Questo individuo non ha interesse per l’oggetto del suo affetto in quanto tale, ma soltanto il rapporto di quest’ultimo con lui stesso.
Il legame assume importanza capitale perché allevia il suo senso di insufficienza connesso a un’insoddisfazione interna al soggetto. Un’autocritica che tradisce qualche conflitto interno al sé.
Ogni senso di inferiorità, mentale o fisico, è fondamentalmente basato su un sentimento di inferiorità morale, su un senso di colpa di cui la persona spesso è completamente inconsapevole.
Questo senso di colpa è attinente ai genitori; insorge durante la prima infanzia in relazione alle difficoltà di sviluppo e solo pochi riescono a liberarsene.
La salute e la libertà mentali, con la capacità di felicità che comportano, dipendono essenzialmente dalla libertà dal senso di colpa inconscio, il quale implica un amore di sé compensatorio.
Sono proprio l’amore di sé, l’autostima e il rispetto di sé che vengono feriti e danneggiati dal senso di colpa inconscio, da cui deriva la sensibilità della persona alla critica e la sua domanda costante di approvazione e riconoscimento.
Da qui anche la natura spietata dell’odio suscitato dal tradimento che il soggetto bisognoso sente di aver subito dall’oggetto del suo affetto. È l’odio il sentimento che gli permette di non sentire il senso di colpa.