"Il problema oggi non è l'energia nucleare
ma il cuore dell'uomo"
(Albert Einstein)
Per alcuni cercare l’amore equivale a cercare una sensazione di sicurezza.
Una persona bisognosa, insicura e spaventata ha un approccio all’amore contaminato dai desideri infantili insoddisfatti.
Le evidenze cliniche in psicologia rivelano che queste persone, nelle relazioni intime, tendono a cedere rapidamente ai desideri del/della partner.
Esse non trovano l’appagamento che l’amore promette loro perché si arrendono velocemente a un’altra persona pur di avere la protezione di cui hanno bisogno o nostalgia.
In questi casi, l’individuo adulto regredisce sentimentalmente. Torna a essere un bambino dipendente da un adulto a cui chiedere la soddisfazione dei propri bisogni e un appagamento.
Questo tipo di abdicazione sentimentale si ritrova nei culti in cui gli adepti rinunciano al proprio Io a favore di un capo percepito come onnipotente.
Questa rinuncia permette alla persona bisognosa di sicurezza di sentirsi appagata. Purtroppo il raggiungimento di questo obiettivo richiede una negazione della propria individualità e la sottomissione.
Come ripetè spesso Freud parlando della nevrosi: "La rinuncia alla propria libertà per ottenere un pò di sicurezza."
Ciò accade anche nelle relazioni amorose nelle quali il bisogno di essere soddisfatto dall’altro è un aspetto prevalente nel tipo di attaccamento sviluppato.
Tali reazioni sono descritte come dipendenti o co-dipendenti in quanto ognuno ha bisogno dell’altro.
Ciò non significa che non ci sia amore in queste relazioni, ma è un tipo di amore costituito di una qualità infantile, onnipotente e nata nell'insoddisfazione e nella paura.
"Il culto dell'altro col tempo inevitabilmente crolla, lasciando tutti distrutti e disillusi" (Reich)
Quando il legame è caratterizzato dal bisogno di avere soddisfazione dall'altro invece che insieme all'altro, la relazione ha il tempo contato e il piacere un'intensità limitata.
La paura di arrendersi all’amore deriva dal conflitto tra l’Io e il sentimento (inteso come processo del sentire/percepire se stessi).
Amiamo con sentimento ma contestiamo, dubitiamo e controlliamo con l’Io.
Il cuore (inteso come centro del sentimento) è l'organo dell’amore e dell’appagamento.
L’Io è l’organo della sopravvivenza e quando è lui a dominare il vero abbandono al sentimento è ostacolato.
Desideriamo il contatto ma il desiderio non trova appagamento perché l’organo del piacere è blindato dentro la gabbia dell’Io.
L’eccitazione e il calore hanno sul corpo un effetto di ammorbidimento.
Si può provare la sensazione di morbidezza nelle viscere quando l’amore è una componente essenziale del desiderio sessuale.
L’amore ammorbidisce le persone ma essere morbidi significa anche essere vulnerabili.
Di quelle persone che non si lasciano intenerire dall’amore si dice che hanno il cuore duro ma la vera rigidità sta nella muscolatura volontaria che costituisce una corazza corporea.
Questa rigidità impedisce alla persona di piangere profondamente, di lasciarsi andare alla tristezza e di abbandonarsi all’amore.
I bambini, dato che possono piangere profondamente, possono anche amare pienamente.
La resa dell’Io è la rinuncia alle sue difese inconsce che bloccano la possibilità di aprirsi alla vita e di protendersi verso gli altri.
L’impulso ad amare può essere profondamente sepolto e represso con forza, ma non può essere totalmente assente.
"Un paziente mi raccontò che la sua donna si lamentava di lui, perché non esprimeva mai un sentimento.
Egli disse che non sapeva cosa fosse l’amore e mi chiese se fosse ciò che alcune persone sentono per i loro cani.
Sosteneva di non aver mai ricevuto nessun affetto da bambino, ma questo diniego era una manovra difensiva per giustificare la sua chiusura e per evitare di percepire il proprio dolore.
Aveva sepolto il suo cuore e il suo bambino, ma entrambi erano vivi nel suo inconscio. Liberarli dalla loro tomba vivente fu un’impresa considerevole" (Lowen)