La psicoanalisi come metafora della mente

 




"Un uomo come me non può vivere senza una mania, una passione divorante o, 
per dirla con Schiller, senza un tiranno. 
Io ho trovato il mio tiranno e per servirlo non conosco limiti. 
E' la psicologia"
(Sigmund Freud)



Per Freud, l’Es (inconscio) è aperto da un lato verso il corpo e dall’altro verso la psiche. Contiene le pulsioni che nascono dal corpo e diventano fenomeni psichici.

Le pulsioni umane implicano energia che, entrando nella psiche dal soma, diventa energia psichica in cerca di una scarica. Questa è il dogma meta-psicologico centrale di Freud.

È compito dell’Io dell'individuo far sì che questa scarica avvenga in modi compatibili con l’ambiente esterno, cioè in modi adattivi.

Quest’azione da un lato concorrente e dall’altro reciprocamente opposta dei due istinti di base genera l’intera gamma variegata dei fenomeni della vita” (Freud)

Il lavoro centrale di Freud sulle caratteristiche della motivazione umana è "Pulsioni e loro destini" del 1915, nel quale descrive quattro caratteristiche fondamentali delle pulsioni: 

1) Fonte: il processo somatico il cui stimolo è rappresentato nella vita mentale dalle pulsioni istintuali;
2) Pressione: la quantità della forza;
3) Meta: la soddisfazione che può essere raggiunta soltanto rimuovendo lo stato di stimolazione alla fonte della pulsione;
4) Oggetto: la cosa attraverso cui la pulsione è in grado di raggiungere la propria meta.

Freud considerò l’istinto come una creazione ciclica di energia seguita da una scarica e le pulsioni come fonti motivazionali centrali della vita psichica.

Basandosi sulla distinzione biologica fra sopravvivenza della specie e sopravvivenza del singolo, egli propose due pulsioni: quella sessuale e quella di auto-conservazione.

Successivamente, in alcune rielaborazioni della teoria psicoanalitica, sostenne che il narcisismo (l’amore di sé) aveva anch’esso un carattere sessuale e così la pulsione di auto-conservazione divenne parte della pulsione sessuale.

Relativamente tardi nella sua carriera Freud propose un istinto di morte e una pulsione aggressiva derivata.

Confessò di avere avuto difficoltà a capire perché ci fosse voluto così tanto tempo per rendersi conto che esiste un’aggressività non legata all'energia libidica.

La teoria di Freud delle pulsioni istintuali fu il centro della sua meta-psicologia e sebbene vi aderisse fermamente, qualche volta si riferì a essa come a una mitologia (Analisi terminabile e interminabile, 1937).

Le idee freudiane sulla motivazione sono accompagnate da una serie parallela di formulazioni sull’energia psichica, che autori come Merton Gill (1994) ritengono delle metafore sul funzionamento della mente.

Queste idee ebbero origine nel Progetto per una psicologia (1895) nel quale Freud introdusse la descrizione di energia libera e legata: la prima caratterizza il processo primario istintuale, la seconda il processo secondario nevrotico.

Il concetto di libido si riferiva a una particolare qualità dell’energia e ad esso fece seguito la concezione duale di libido narcisistica e libido diretta verso l’oggetto; più tardi seguì la nozione complementare di energia aggressiva.

Freud riteneva che la coazione a ripetere e l’aggressività distruttiva si collocassero al posto della lotta dell’organismo per il proprio piacere, una lotta che finora aveva regnato suprema nella sua struttura teorica.

Nel 1920 Al di là del principio del piacere sancì l’esistenza di un istinto di morte che lavora non solo contro il piacere dell’individuo ma mette in pericolo anche la sua stessa esistenza.

Nel corso del '900 le teorie freudiane subiranno una serie di revisioni da parte degli stessi psicoanalisti e influenze esterne provenienti dal mondo scientifico e della ricerca.

Ampi settori della fisica, della neurologia e dell'antropologia hanno svelato i funzionamenti dell'energia, del DNA e delle strutture sociali. In molti hanno contribuito al perfezionamento e all'integrazione delle idee di Freud e del gruppo dei primi psicoanalisti.