"I bambini evitanti quando provano affetti positivi
orientano la testa lontano dalla madre"
(Marina Koulomzin)
Per un adulto che non ha conquistato uno stile affettivo sicuro un sentimento positivo può essere eccessivamente stimolante e costituire un problema nella sua regolazione emotiva.
In quei momenti il suo corpo si comporta come se fosse sul punto di scappare.
Questo segnale viene percepito dall’altro membro della coppia come indole timida, diffidente, ambivalente.
I modelli non verbali hanno origine in sforzi adattivi di compromesso fra il bisogno di rapportarsi e quello di preservare l’integrità del proprio organismo, cioè mantenere il livello di attivazione entro valori accettabili.
Questi modelli possono essere difficili da individuare in qualsiasi coppia in interazione, può essere difficilissimo portarli a verbalizzazione e spesso rimangono del tutto inconsapevoli all’individuo e alla coppia.
La comunicazione non verbale è importante perché si verifica nel qui e ora della matrice interattiva e possiede un particolare senso di vitalità e di immediatezza.
La madre del bambino evitante risponde con lo sguardo (controllo) il doppio delle volte rispetto alla madre del bambino sicuro.
È difficile stabilire se la carenza di responsività del bambino evitante alla voce della madre sia una risposta all’ipervigilanza espressa dallo sguardo materno o se invece lo sguardo ipervigilante della madre sia una forma di compensazione nel tentativo di raggiungere il bambino evitante.
Le ricerche di Koulomzin stabiliscono che un legame carente tra bambino evitante e la voce della madre si verifica in un sistema interattivo che si era mostrato disturbato già a 4 e a 12 mesi.
Quando questo bambino sarà diventato adulto e farà parte di una coppia matura, si sarà creato l’aspettativa che il proprio contributo alla relazione e quello del partner vadano in direzione di una regolazione disturbata.
Come era avvenuto già per la madre ipervigilante anche ora, per il partner, la vigilanza compensatoria è una risposta comune verso il soggetto evitante con cui è difficile stabilire un contatto.
Questa vigilanza può disturbare la relazione in quanto può essere vissuta come invadente, limitante e soffocante.
Per altri soggetti evitanti invece la vigilanza compensatoria di un partner può essere vissuta come un sostegno vitale, cioè qualcuno che vede, osserva e nota tutto.
Ad uno sguardo esterno questo tipo di coppia appare iperattiva o anche solo molto problematica, con un'intensa attività verbale o di stimolo reciproco.
La rassicurante sensazione di essere in compagnia dell'altro è un'esperienza così scarsa che dev'essere continuamente rinforzata dalla stimolazione volontaria delle parole o degli sguardi o da un'atmosfera angosciante.
Dell'infanzia evitante rimane un'eredità di deficit di percezione e di autoregolazione emotiva, l'individuo tenderà ad appartenere e a produrre situazioni di legame particolarmente complesse, problematiche e di invischiante dipendenza.
Ciò giustificherà anche la sua continua lamentela e il suo apparente distacco e autonomia.
