Ogni disinvolto pensiero






"Insegnami a scordarmi di pensare" (William Shakespeare)



Le cose di cui parlo prima le vedo, sono cose che si presentano. Sono immagini che si alternano fluidamente tra dissociazione dal contesto e associazione di idee. Questa è libertà di pensiero, una libera inquietudine.

Nella libertà Becker ravvisa una sorta di stordimento, un’angoscia esistenziale percepita quando il simbolo a guardia del mondo privato, realizza che può diventare diverso da se stesso.

Balint pone l’equilibrio tra ocnofilia e filobatismo alla base della crescita di una personalità sana e libera: la prima è la capacità di sentirsi sicuri nel formare legami affettivi, il secondo è sentirsi sicuri di se stessi.

Nel corso della ricerca di questo equilibrio si manifesta il trauma. L'incidente, l'evento, il sogno.

Le esperienze connesse con la disintegrazione dello stato affettivo associato al trauma spesso non hanno alcuna voce con cui essere comunicate. 

Non il dolore del trauma ma l'incomunicabilità del suo stato, è una muta condizione di sé.

Quello che non può essere comunicato si affaccia timidamente alla coscienza e ha difficoltà a trovare una forma di pensiero riconoscibile. 

In esso agisce la rimozione difensiva dell'inesplicabile, la confusione formale della vergogna.

"Quello che non può essere espresso, necessita di essere trovato" (Winnicott)

In terapia trovare una voce che, se parlasse, potrebbe far impazzire il Sé, è una cosa complessa da negoziare tra terapeuta e paziente.

Sono soprattutto gli aspetti relazionali della terapia che aiutano il paziente a dire quello che intende veramente, tutto quello che vuol dire e che realmente pensa; questa è l’arte e la gioia delle parole, un parlare disinvolto (Lewis).

Oltre al conflitto, la difesa e la rimozione, è l’esperienza umana della dissociazione che può aiutare il lavoro clinico, perché ciò che è rimosso è sempre percepibile, proprio perché è assente (Bromberg), mentre nella dissociazione l’individuo è tutti gli elementi dei suoi stati dissociati, e come tali li vive.

"Il terapeuta registra queste dissociazioni e aiuta il paziente a integrarle nella totalità coerente della sua esperienza" (Khan)

La libertà contestualizzata del setting terapeutico favorisce la mobilitazione del simbolo a guardia del mondo privato e la negoziazione dei significati, l’allineamento dei codici di comunicazione.

L’angoscia, lo stordimento o l’eccitazione possono coesistere e dialogare, scambiarsi immagini e tollerare la frustrazione momentanea di una mancata coerenza narrativa. 

Sarà il dispositivo terapeutico, le sue caratteristiche e la sua continuità, a restituire la sensazione di possedere un Sé libero e coerente.