Giusto & Perverso

 


"Il bambino è un perverso polimorfo"
(Sigmund Freud)


"L'individuo è polimorficamente perverso, in lui esistono
tutte le tendenze perverse"
(Georg Groddeck)



Il verbo pervertire esprime le due aree della corruzione e della distrazione dal giusto.

Per lo specifico della psicologia, la distrazione dal giusto è un'azione perversa che esprime due aree del comportamento dell'individuo, due sfumature del suo accadere.

Una sfumatura riguarda il tema dell’intenzionalità, ostinazione o caparbietà che indica che il pervertito non è privo di insight su ciò che è giusto o sbagliato, né esente da conflitto sulla strada da scegliere.

L’altra sfumatura è che l’intenzionalità implica che egli sa cosa è vero e giusto e ciò nonostante se ne allontana.

La perversione in ambito clinico è stata sempre considerata come il persistere nell’età adulta di modelli infantili che nella perversione, a differenza della nevrosi, non possono essere rimossi.

"La nevrosi è, per così dire, la negativa della perversione" (Freud, 1905).

Lo stesso Freud chiarì che la perversione, come la nevrosi, è un compromesso derivato dal conflitto fra impulso, difesa e angoscia.

Nel 1919 egli mette in luce le angosce del complesso edipico e considera le fantasie sadomasochistiche una difesa contro queste angosce., successivamente altri autori svilupparono questo pensiero:

"L’Io fa una sorta di negoziato con l’Es e permette a certi atti perversi di restare egosintonicie in cambio l’Es acconsente alla rimozione della maggior parte della sessualità infantile, soprattutto di quegli aspetti che sono associati al complesso edipico" (Sachs, 1923).

Glasser (1979), Laufer (1984), Khan (1979), Stoller (1975) sottolineano la funzione difensiva delle perversioni, la relazione con le angosce edipiche e l’importante ruolo svolto dall’erotizzazione delle relazioni oggettuali.

Il travisamento della realtà ha un ruolo centrale nella formazione delle perversioni per autrici come la Chasseguet-Smirgel (1985) e la McDougall (1972), per le quali la relazione del pervertito con la realtà, in particolare con la realtà delle differenze tra sessi e tra generazioni, subisce manipolazioni e distorsioni. 

Le autrici sostengono che viene creato un mondo perverso in cui queste realtà sono alterate, travisate o negate.

Secondo Steiner (1996) la perversione nasce quando comincia l’integrazione nella psiche dell’individuo e sta nel tentativo di trovare una falsa riconciliazione fra opinioni contraddittorie. 

Tale riconciliazione non è necessaria quando la scissione mantiene separate le opinioni contraddittorie.

Il problema sorge quando la scissione comincia indebolirsi e viene compiuto un tentativo di integrazione, a questo punto sono possibili tre scenari:

1) Il desiderio cede il passo alla realtà, producendo dolore psichico e angoscia, che attraverso il principio di realtà portano alla salute mentale.

2) La realtà è invalidata, oppure viene attaccato l’apparato percettivo e ciò produce la sopravvivenza del desiderio e l’annullamento dell’osservazione che la contraddiceva: questa è l’opzione psicotica.

3) Il desiderio e l’esame di realtà vengono conservati, come durante la scissione, ma devono essere riconciliati in virtù dell’integrazione in atto. Qui entra in scena la perversione. L’insight è possibile ma viene usato per travisare la realtà.

Freud considerò questo meccanismo artificioso e Steiner perverso. È come un far finta di non vedere, decidere di non conoscere.

Un falso movimento che Freud legò alla nascita del feticismo.