Breve digressione sull'invidia

 



"L'invidia è magra e pallida 
perché morde ma non mangia"
(Francisco de Quevedo)

"Di tutti i vizi capitali l'invidia è il peggiore.
Mentre gli altri attaccano una sola delle virtù cardinali,
l'invidia le attacca tutte"
(Geoffrey Chaucher)




I tratti di personalità che indicano più di frequente un funzionamento narcisistico riguardano i temi dell'ammirazione, del sentirsi speciali, del voler essere ammirati, producono pensieri sull'amore ideale, il successo, il potere. 

Ma soprattutto il narcisismo parla la lingua dell'invidia, subita o provata.

L’invidia del narcisista è spesso proiettata negli altri e percepita dal soggetto come qualcosa di ambientale che lui/lei subisce e di cui si lamenta perché origine dei propri ostacoli.

L’idealizzazione è una difesa contro le angosce paranoiche e l’invidia è il segnale di un Io instabile e privo di un oggetto interno affettivo buono.

Le persone invidiose e idealiste mancano di una percezione chiara della separazione tra ciò che è buono e ciò che è cattivo per loro, per cui devono ricorrere spesso e rigidamente all’idealizzazione per affermare (soprattutto a se stessi) questa separazione.

Per la persona invidiosa non è possibile mitigare l’odio attraverso il perdono o la gratitudine perché è assente l’esperienza della bontà e la possibilità di un affidamento all'altro del proprio controllo.

La condizione affettiva profonda della persona invidiosa è la confusione, che il soggetto cerca di organizzare attraverso i pensieri rigidi dell'atteggiamento invidioso (subito o agito).

La confusione che produce l’invidia nelle relazioni si traduce in un comportamento borderline. 

L’altro (gli altri) prima viene idealizzato e riempito di cose buone, poi è invidiato per quelle stesse cose. 

Ne segue un attacco massiccio che lo fa diventare un oggetto deturpato, svalutato e abbandonato. 

Dopo l’abbandono iniziano le fantasie paranoiche dell’invidioso che immagina che l’altro tornerà per vendicarsi, ormai ridotto a un mostro distruttivo e persecutore.

Questo circuito vizioso aiuta l’invidioso nell’autorappresentazione del vissuto di paranoia che è l’origine lontana della sua invidia e della sua idealizzazione narcisista.

La paranoia deriva da esperienze precoci di una figura di accudimento non affidabile che produceva alimenti tossici o era assente nel momento del bisogno.

L’inaffidabilità produce uno stato relazionale primitivo fondato sul sospetto e sulla sensazione di non essere mai pieni di cose buone che l’altro non ha donato e ha tenuto per sé.

Nel lavoro clinico la comparsa di vissuti d’invidia è una prima apertura nella corazza difensiva del narcisista. L’invidia testimonia l’esperienza di una mancanza in soggetti che apparentemente sembrano non mancare di nulla.

Il lavoro sull’invidia apre ulteriori possibilità di un superamento di questi stati difensivi attraverso l’accesso al vissuto della gelosia, che riporta a lontane esperienze infantili nel rapporto con le figure genitoriali vissute come coppia.