“Dall’antichità a oggi hanno avuto luogo tre grandi rivoluzioni nell’idea che l’uomo si fa di se stesso.
Tre colpi formidabili portati contro la nostra vanità.
Prima di Copernico noi credevamo di essere il centro dell’Universo e che tutti i corpi celesti ruotassero intorno alla Terra.
Prima di Charles Darwin l’uomo credeva di essere una specie a se stante, separata e diversa da quelle del regno animale.
Prima di Sigmund Freud l’uomo credeva che le sue parole e le sue azioni, fossero determinate dalla cosciente volontà.
Ma il grande psichiatra dimostrò l’esistenza di un’altra zona della mente, che opera in segrete oscurità e che può dominare la nostra vita, chiamata inconscio”
("Freud: The Secret Passion", John Huston, 1962)
L’affermazione che Freud abbia scoperto l’inconscio è approssimativa.
Chi ha conoscenza della filosofia e della psicologia sa che lo studio dello psichismo inconscio ha inizio con filosofi come Leibniz, Hartmann, Nietzsche ed è stato approfondito da psicologi e da psichiatri che hanno attribuito al termine inconscio diversi significati.
1) Inconscio della percezione (“percezione insensibile” di Leibniz; “subconscio” o “inconscio campo” di Minkowski e di Baudin; “armoniche e frange della coscienza” di James; “sfera della coscienza” di Kretschmer); strettamente legato al concetto di “attenzione”: si riferisce alla chiarezza della percezioni attuali, alcune delle quali non sono messe a fuoco nel campo della coscienza.
L’esempio classico è quello del mugnaio che non avverte il continuo monotono rumore della macina. È chiaro che in questo significato l’inconscio può, in ogni istante, essere portato nel campo della coscienza chiara, con un atto d’introspezione volontario o provocato da una variazione degli stimoli ambientali.
Perciò è stato paragonato alla periferia del campo visivo. In un significato di avvenimenti meno frequenti “l’inconscio della percezione” si riferisce anche a percezioni che non possono raggiungere il livello della chiara coscienza per particolari fattori suggestivi che si creano durante l’avvenimento stesso.
2) Inconscio della rievocazione (“inconscio serbatoio” di Minkowski): legato al meccanismo della memoria, si riferisce alla fase interposta fra fissazione e rievocazione di un avvenimento. Si deve ammettere, esclusivamente in via deduttiva, che l’immagine giunge a livello della coscienza dopo essere stata conservata in un serbatoio di cui non si può essere informati.
Con significato di avvenimento meno frequente è inteso in Gruhle (1948) anche come attività che, a fianco della coscienza chiara, agisce nella ricerca di un ricordo di cui non si dispone immediatamente.
Così ad esempio un nome, che si tenta invano di ricordare con uno sforzo cosciente della rievocazione, può comparire improvvisamente in un secondo tempo, quando è terminata l’attenzione cognitiva. Questo fenomeno, per Minkowski invece rientra nell’inconscio d‘ispirazione.
3) Inconscio dell’automatismo abitudinario (“intelligenza incosciente” di Blondel; Mitbewussets di Rohracher, 1950): si riferisce a un’attività selettiva, intenzionale, che collabora con la coscienza. Si crea progressivamente dal campo dell’attività cosciente, con il ripetersi delle azioni e con il graduale svincolo della necessità di un controllo consapevole.
4) Inconscio dell’automatismo istintivo e affettivo: si riferisce all’attività istintiva che spinge a determinati comportamenti coscienti, però senza la consapevolezza immediata dei motivi e degli scopi. Anche il “fondo” timico (Untergrund di K. Schneider) rientra in questo tipo di inconscio.
5) Inconscio di associazione e d’ispirazione (“inconscio sorgente” di Minkowski; “cerebrazioni costruttive” di Schopenhauer): si riferisce all’attività non consapevole, che permette la comparsa nel campo di coscienza di una complessa elaborazione ideativa o ideo-affettiva, come l’improvvisa risoluzione di un problema o un’ispirazione artistica.
Riguarda alcune associazioni inconsce dedotte dal rendersi conto di alcuni contenuti, che sono spiegabili solo ammettendo la presenza di anelli associativi inconsci.
6) Inconscio anormale o di dissoluzione: si riferisce a fenomeni paranormali o patologici, che permettono un’attività mentale o un comportamento isolato dall’Io cosciente. È ammesso per caratterizzare il sonnambulismo, il deja-vu, gli sdoppiamenti della personalità e alcuni fenomeni medianici e ipnotici (Bini-Bazzi, 1954).
In effetti Freud ha indagato solo su una particolare modalità dello psichismo inconscio (inconscio-conflitto) che all’interno dell’indirizzo psicoanalitico non è nemmeno inteso in senso univoco: l’inconscio personale di Freud esprime un concetto diverso dell’inconscio collettivo di Jung.
