Due modi di bussare alla stessa porta

 

"Il pensiero è un linguaggio mai completamente privato,
ma una realtà psichica sempre collocata in ambiti di relazione"
(David Armstrong)


"E' nel momento in cui mi accetto come sono che divento capace di cambiare"
(Carl Rogers)



Esistono due tipi di persone: quelle che hanno un problema e quelle che si sentono in crisi.

Il primo tipo di persona, che potrebbe diventare il paziente di tipo A, sa esattamente qual è il problema e cosa s’aspetta che lo psicoterapeuta possa fare in proposito.

A questo punto lo psicoterapeuta si trova in questa situazione: il paziente A vuole che lo psicoterapeuta X faccia un lavoro che A non vuole fare personalmente, oppure sente di non avere i mezzi per farlo, oppure preferirebbe che lo facesse un esperto.

Il paziente A vuole sfruttare la competenza tecnica dello psicoterapeuta, la sua formazione e la sua abilità. Egli potrà guardare al terapeuta per avere una conferma o l’approvazione per qualcosa che egli già conosce ma di cui non sa convincere gli altri, oppure perché gli vengano fornite le tecniche utili a raggiungere un obiettivo.

Il paziente A è un soggetto che tende a utilizzare una forma di pensiero iper-concreto, con le seguenti caratteristiche:

-       Il pensiero è un prodotto del pensare; esso si sviluppa dal pensare
-       Il pensiero richiede un pensatore; esso deve la sua esistenza a un pensatore
-       Il pensiero può essere posseduto come un oggetto: i miei pensieri, i tuoi pensieri
-       Il pensiero può essere utilizzato e manipolato secondo esigenze specifiche
-       Il pensiero può essere vero o falso
-       Il pensiero richiede esegesi: spiegazione, giustificazione e dimostrazione
-       Il pensiero può essere insegnato
-       Il pensiero può essere controllato, cioè averlo, scartarlo o svilupparlo come si preferisce.

Il secondo tipo di persona, quella in crisi, potrebbe diventare il paziente di tipo B.

Egli sembra alquanto incerto su quale sia il suo problema. Può raccontare una storia che può far sentire incerto anche lo psicoterapeuta e che richiede del tempo per essere focalizzata.

Il paziente di questo tipo sta sperimentando un senso di frustrazione, di perdita di punti di riferimento, d’inquietudine; si divide in questa esperienza, vale a dire che essa è interna ma anche esterna all'esperienza soggettiva.

Egli annuncia di avere la consapevolezza di una crisi in atto e di sentire che qualcosa sta aspettando di essere trovato e formulato nel corso dell’esplorazione e dell’interpretazione durante la terapia.

Il paziente B è un soggetto che tende a utilizzare un tipo di pensiero fluido, dalle caratteristiche sensoriali accentuate:

-       Il pensiero non è il prodotto del pensare, ma si evolve attraverso la comunicazione del pensiero stesso
-       Il pensiero non richiede l’esistenza di un pensatore, sebbene un pensatore sia necessario per riceverlo e renderlo pubblico
-       Il pensiero non è oggetto di possesso, non è una proprietà: non ci sono miei pensieri o tuoi pensieri
-       Il pensiero non è vero o falso, semplicemente esiste
-       Il pensiero non richiede un’esegesi, ma la pratica della consapevolezza
-       Il pensiero non può essere insegnato ma può solo essere mostrato
-       Il pensiero non può essere controllato ne sviluppato, ma piuttosto è il pensiero che ci controlla e ci sviluppa

Il paziente B funziona secondo una modalità di pensiero collettivo che va chiarito perché rappresenta un concetto poco consueto nella nostra cultura del possesso.

Il pensiero è oggetto di esperienza emotiva e fa sentire la sua presenza inizialmente come qualcosa d’assente, di non lì e cioè un non-pensiero

Questo tipo di pensiero emerge da qualcosa di sconosciuto, che è sentito come frustrazione, limitazione, oppressione, terrore o mistero e questa cosa sconosciuta comincia a prendere forma attraverso un’esperienza simile all’essere raccontati a se stessi.

Il racconto a se stessi è comunque sempre in connessione con un’altra persona, un gruppo, un’istituzione, una società, un mondo.

Questo pensiero è di tipo sistemico. E’ un’esperienza percettiva/sensoriale/intellettuale sempre contestuale, collettiva, mai privata. C’è sempre la presenza implicita dell’altro, interiormente ed esteriormente.