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foto di Ferdinando Scianna |
“All’origine di alcuni
sintomi isterici possono trovarsi dei ricordi di sofferenze, un simbolo
mnestico che si aggiunge al versante organico delle sofferenze specifiche dell’isteria”
(Freud, 1892).
Queste osservazioni cliniche anticiparono e influenzarono
ciò che Winnicott (1949) affermò sulla scissione dissociativa tra la mente e lo
psico-soma e sugli atti di forzatura che un soggetto isterico può fare su di sé
immagazzinando l’esperienza sensoriale traumatica sul piano fisico.
L’essenza della dissociazione consiste nel fatto che la
mente, per proteggere la propria illusione di un senso di sé unitario dalla
potenziale minaccia di un’esperienza di violazione traumatica non elaborabile
cognitivamente, è disconnessa dallo psico-soma.
Questo può portare a sintomi come l’agorafobia e a quello
che Freud ha interpretato come una sua inibizione nella volontà: l’abulia.
“Una perdita di
volontà può essere meglio compresa come un esito della dissociazione”
(Bromberg, 1998).
Poiché la forza di volontà, la disponibilità e l’agency della persona possono essere
limitate a una qualsiasi delle funzioni eseguite dallo stato del Sé dissociato
che ha accesso in quel momento alla mente, quello che viene visto più
frequentemente da un terapeuta che stia trattando un sintomo isterico,
rappresenta una modalità specifica dell’esperienza di sé del paziente che non
ha possibilità di accesso, o ha un accesso limitato, agli altri aspetti della
realtà, espressione di sé o modalità relazionale.
La capacità di agire in maniera risoluta (quello che
chiamiamo forza di volontà) non è inibita nel senso di una soppressione totale,
ma è ridistribuita negli stati della mente scollegati, portando a una personale
dinamica in cui alcuni stati del Sé sono caparbi mentre altri appaiono inibiti
e in allerta.
Da questa prospettiva, l’inibizione dell’azione e gli scoppi
di azione isterici sono collegati e l’azione diventa implacabile nella sua
forza.
Osservando l’anoressia come forma di abulia, Freud affermava
che “le abulie sono paralisi psichiche
molto specializzate” per cui l’anoressia è una soluzione riguardo al
problema che “è impossibile mangiare
contemporaneamente con disgusto e con piacere” (Freud, 1892).
Questa formulazione parla della funzione adattiva basilare
della dissociazione quando il proprio senso di sé sovraordinato non può
contenere, nello stesso istante, due modalità di relazione con lo stesso
oggetto incompatibili tra loro.
Nella sua forma più generale, essa protegge la persona dal
sentirsi impossibilitata nel rispondere in maniera autoriflessiva con
sentimenti di paura e di sicurezza verso lo stesso oggetto nello stesso
istante.
Accade quindi, come nell’anoressia e in maniera inevitabile,
una paralisi psichica perché lo psico-soma è disconnesso dalla mente rispetto
al mangiare e questa paralisi prepara il soggetto all’accesso isterico massiccio.