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foto di Martin Stranka |
"Chiunque può sopportare un dolore,
tranne chi ce l'ha"
(William Shakespeare)
Il ventre piatto e i glutei tesi riducono il coinvolgimento
addominale nei movimenti della respirazione.
L’onda inspiratoria comincia nel ventre e si muove verso
l’alto, fino a raggiungere la gola e la bocca, innescando l’inspirazione.
L’onda espiratoria procede nella direzione opposta. Ogni area di tensione
blocca l’onda respiratoria e riduce la percezione della pulsazione.
Le tensioni si sviluppano nell’addome per ridurre le
sensazioni sessuali, controllare le funzioni escretorie e diminuire, durante la
prima infanzia, il dolore di un pianto che non riesce a evocare una risposta
positiva da parte dei genitori. Le tensioni diaframmatiche provengono dalla
paura e innalzano le costole inferiori, creando un anello di tensione intorno
al busto.
Una parete toracica rigida ridurrà le sensazioni legate al
cuore e ne deriveranno limitazioni delle sensazioni legate a questo centro
energetico e sentimentale.
La rigidità del busto è responsabile anche degli spasmi
muscolari del cingolo scapolare, riducendo i movimenti del protendersi e del colpire.
Anche questa parte del corpo è responsabile della limitazione di un’espirazione
profonda che potrebbe evocare sentimenti dolorosi che risiedono nella zona
pelvica, lasciando l’individuo sospeso e incapace di abbandonarsi.
Queste sospensioni corporee si traducono in illusioni
mentali a cui il soggetto comincia a credere come fossero realtà emotive e
psichiche. La sua capacità di abbandonarsi alla vera realtà del proprio dolore,
della separazione e della frustrazione, si riduce sempre di più fino a sparire,
trasformandolo in un individuo che vive in una propria realtà, difesa e
illusoria.
Le tensioni della gola e del collo bloccano il pianto e le
grida e riducono l’ingresso dell’ossigeno, abbassando il livello energetico
disponibile.
Le tensioni alla base del cranio producono la spasticità dei
piccoli muscoli occipitali e irrigidiscono la motilità della mandibola che
viene mantenuta ritratta o protratta.
Una mandibola ritratta di solito denota una personalità
inibita, mentre una mandibola protratta è caratteristica delle persone che
sfidano e non vogliono cedere mai.
Il coinvolgimento, nella tensione generale del cranio e del
collo, dei muscoli pterigoidei riduce in modo considerevole lo scambio
energetico tra corpo e testa.
L’interruzione di uno scambio vitale tra testa e corpo
mantiene il soggetto nelle proprie illusioni difensive, lo separa dalla realtà
del suo corpo e della vita emotiva che risiede nelle sensazioni ventrali.
Quest’anestesia ventrale interrompe il collegamento dell’individuo con le
proprie gambe e il relativo contatto col suolo.
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In questo modo la persona non si muove più nella realtà ma
solo nella propria percezione della realtà, distorta dalle immagini illusorie
contenute nella sua mente. Le sue idee non nascono più dalle sensazioni che
provengono dalla spinta delle gambe, dal bacino, dall’addome e dall’onda
respiratoria, ma sono il frutto di una mente chiusa in se stessa e isolata
dalla realtà.