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foto di Richard Tuschman |
"Ciò che inizia in rabbia
finisce in vergogna"
(Benjamin Franklin)
Una qualsiasi forma di relazione si può dire adulta quando
si basa sulla libertà e sull’uguaglianza.
La libertà è il diritto di esprimere bisogni e desideri, l’uguaglianza
è la possibilità di stare nella relazione per se stessi e non per assecondare
l’altro.
Molte persone non sentono di avere questi diritti.
Chi prova questo sentimento è molto probabile che, durante
la propria infanzia, sia stato rimproverato perché chiedeva soddisfazione dei
propri bisogni e desideri ed è stato definito egoista.
Queste persone sono state colpevolizzate quando anteponevano
i propri desideri a quelli dei genitori.
“Quando una delle mie
pazienti da bambina si lamentava con la madre di essere infelice, la risposta
che otteneva era che non erano lì per essere felici, ma per fare quello che
dovevano fare. Questa paziente finì col diventare la madre di sua madre,
destino frequente per molte figlie a cui è privato il diritto all’appagamento e
alla gioia.” (Lowen A., Arrendersi al
corpo, 1994).
Il tradimento dell’amore da parte del genitore provoca nel
bambino un’intensa rabbia contro il genitore, una rabbia che però non può
esprimere compiutamente. La rabbia repressa raggela l’amore del bambino,
trasformandolo in odio, ciò lo fa sentire colpevole e quindi sottomesso.
Fino a che questi sentimenti di rabbia e di odio non vengono
liberati, la persona non può sentirsi libera e uguale agli altri.
Quasi tutte le relazioni cominciano con l’emergere di
sentimenti positivi e di piacere che attraggono gli individui tra loro. Solo di
rado continuano a crescere e ad approfondirsi con il passare degli anni. Il
piacere svanisce, i sentimenti positivi diventano negativi e si generano
risentimenti, dato che, senza la sensazione di essere libero e uguale
l’individuo si sente insoddisfatto e prigioniero.
La rabbia repressa viene agita, psicologicamente o fisicamente
e la relazione deteriora. A questo punto la relazione può rompersi oppure la
coppia entra in terapia per tentare di recuperare i buoni sentimenti che un
tempo avevano l’uno per l’altro.
“Personalmente non ho
visto molti casi nei quali la terapia di coppia sia stata efficace. Queste
terapie si propongono di aiutare gli individui a comprendersi reciprocamente e
a fare uno sforzo maggiore per stare insieme, ma in realtà rinforzano proprio
l’atteggiamento nevrotico dello sforzarsi” (Lowen A., 1994).
Nessuno sforzo può
renderci più affettuosi e più amabili. Nessuno sforzo produce piacere e gioia.
L’amore è una qualità dell’essere e non del fare.
Ci si può guadagnare una ricompensa per lo sforzo, ma
l’amore non è una ricompensa.
L’amore è l’eccitazione e il piacere che due persone provano
l’una per l’altra quando si abbandonano alla reciproca attrazione.
“I rapporti d’amore
hanno inizio con una resa, il loro fallimento a proseguire deriva dal fatto che
la resa era condizionata, non totale, ossia una resa all’altro e non a se
stessi. La resa è condizionata dall’altro che soddisfa i nostri bisogni e non
rappresenta una totale condivisione del proprio sé. Una parte del sé è tenuta
in disparte, nascosta, negata, a causa di sensi di colpa, di vergogna o paura”
(Lowen A., 1994).
Questa parte trattenuta, la rabbia e l’odio, sono un cancro
all’interno della relazione, che lentamente la corrode. Rimuovere questo cancro
è il compito della psicoterapia.